Nelle fasce monocromatiche luminose di Shay Frisch (Israele, 1963; vive a Roma), l’elettricità si fa forma e linguaggio. L’intervento estetico dell’artista è ripetitivo e minimale, con un gesto estremamente controllato e razionale. Le opere, composte da elementi modulari essenziali, affermano il superamento della materia concreta per una visione sintetica e bidimensionale.
Qualsiasi soggettività sembrerebbe estinta tra i confini delle figure geometriche di Frisch, dove l’ordine e la misura determinano una superficie perfettamente controllata. Eppure, la carica elettrica diffusa dai moduli crea un circuito energetico dinamico e vivo, con squarci luminosi violenti che infuocano i supporti freddi e statici nelle sale asettiche della galleria.
Michela Santini
Roma // fino al 27 gennaio 2013
Shay Frisch – Campo 100535 B/N
a cura di Achille Bonito Oliva
GNAM
Viale delle Belle Arti 131
06 322981
[email protected]
www.gnam.beniculturali.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati