Afro, il segno della vita
Fino al 6 gennaio, a Roma, nell’affascinante cornice del Museo Bilotti a Villa Borghese, una mostra ripercorre l’opera di Afro. Trentasette lavori per raccontare un ventennio fecondo di sperimentazione. E per studiare il percorso che dall’idea porta all’opera finita. Passando per il bozzetto.
La mostra Dal progetto all’opera, al Museo Carlo Bilotti di Roma, raccoglie una serie di opere che vanno dal 1951 al 1975, ovvero l’ultimo anno di vita di Afro Basaldella (Udine, 1912 – Zurigo, 1976). L’ultima traccia di colore, prima della tela bianca. Prima della morte.
C’è, in questo ventennio abbondante, tutta l’arte di quegli anni. Ci sono l’Italia, la scuola romana e l’America. Ma c’è, più di ogni altra cosa, una ricerca profonda. Una ricerca, quella di Afro, che si evolve dal bozzetto all’opera. Le immagini sui fogli bianchi diventano segni sovrapposti, le linee non sono mai casuali. Il pensiero dell’artista attraversa dei processi, si fa strada attraverso un percorso.
Le prime tele, nelle sale dell’Aranciera di Villa Borghese, sono la rappresentazione della fine di un percorso semantico, sono la conclusione, lo specchio dell’artista. Ma più avanti dove ha luogo il confronto fra opera finita e studio preparatorio, aleggia proprio nel mezzo l’essenza concreta dell’arte di Afro. Proprio lì, che si trova quel tutto, che va dall’artista al contesto e viceversa. Si intravede ancora qualche traccia cubista, l’America e piccole anticipazioni di quella che sarà poi l’opera di Basquiat.
Il passaggio dalla matita al colore è lento, graduale, pensato. È esso stessa opera. Lo vediamo nello studio di Ragazzo con tacchino, ad esempio: un lavoro autobiografico che si articola in tre passaggi che vanno dal segno crudo allo stato emotivo del colore.
Al piano superiore, troviamo ancora studi, passaggi, temi che si ripropongono dal piccolo al grande, ma che rimangano inevitabilmente invariati, perché c’è nel suo lavoro un filo conduttore, un’unica traccia, un unico languido messaggio. Cogliamo, in queste 37 opere, un Afro che non è solo il riflesso di una cultura artistica, ma parte integrante di un passaggio storico fondamentale, laddove l’arte non è solo opera finita, ma diventa anche gestualità. Il segno, apparentemente casuale è il frutto di un percorso che racchiude un’esistenza intera.
Alessandra Fina
Roma // fino al 6 gennaio 2013
Afro – Dal progetto all’opera 1951-1975
a cura di Barbara Drudi, Peter Benson Miller e Fondazione Archivio Afro
MUSEO CARLO BILOTTI
Via Viale Fiorello La Guardia
06 0608
[email protected]
www.museocarlobilotti.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati