Dedicato a Erik Satie. Firmato da John Cage
Dodici opere del maestro della musica contemporanea ispirate al compositore francese: è il fulcro della mostra al Mac di Lione. Un'esposizione da ascoltare, aperta fino al 30 dicembre. Con l'accompagnamento di George Brecht, Richard Buckminster Fuller, La Monte Young e Marian Zazeela.
Il 2012 segna il centenario della nascita e il ventennale della morte di John Cage (Los Angeles, 1912 – New York, 1992). Al vasto coro di celebrazioni si aggiunge il Mac di Lione, e la sua è una voce forte, chiara e decisamente originale. La mostra aperta fino al 30 dicembre si concentra su un singolo aspetto del maestro della musica contemporanea: i suoi legami con Erik Satie. A più riprese Cage dichiarò la sua ammirazione per il compositore francese, si ispirò a lui per alcune composizioni e fu un fervente collezionista di sue memorabilia.
Attorno a questo tema il Mac allestisce una mostra da ascoltare, più che da vedere. Dodici composizioni cageiane legate a Satie sono diffuse contemporaneamente in un’unica sala, in un caos organizzato che rende indistinguibili sinfonicità e dissonanza. Ci si può adagiare sulle sedie a sdraio distribuite nella stanza, oppure accompagnare l’ascolto visionando le partiture affisse alle pareti e i video che vengono proiettati. Il dispositivo sonoro, ideato da Gilles Reigner, è particolarmente elaborato. Spostandosi si può ascoltare a volume più alto una singola composizione, ma senza mai perdere l’eco delle altre. Le casse sono negate alla vista, e la musica sgorga anche da luoghi inaspettati, come le pareti divisorie. Nelle altre sale vengono proposte un’opera radiofonica e un’installazione sonora interattiva di Cage, anch’esse ispirate al compositore francese. E un estratto del materiale su Satie raccolto negli anni da Cage, con spartiti originali e fotografie.
La struttura della mostra restituisce alla perfezione l’estetica del compositore statunitense, fatta di studiata destrutturazione, aleatorietà che sfocia in strutture poderose ma cangianti, rigore dissennato. E sottolinea anche una componente fondamentale della sua filosofia, quella libertaria. Sotto quest’ultimo aspetto risulta indovinato l’accostamento con le altre tre mostre che accompagnano Cage’s Satie, utili anche a rintracciare i legami dell’opera dello statunitense con il post-dadaismo e con Fluxus. Nell’atrio e negli spazi comuni sono distribuite opere di George Brecht: “composizioni” fatte solo di istruzioni scritte che prendono vita se lo spettatore è disponibile a metterle in pratica. Le architetture utopiche e anarchiche di Richard Buckminster Fuller sono invece evocate nell’atrio da una selezione di progetti, e all’esterno del museo due dei suoi Domes sono fisicamente ricostruiti. Infine, all’ultimo piano, l’enorme, straordinariamente coinvolgente, installazione ambientale ideata nel 1990 da La Monte Young, altro maestro della musica d’avanguardia, e da Marian Zazeela.
Questo poker di mostre è un’ulteriore conferma: la direzione di Thierry Raspail del Mac e della Biennale di Lione è un caso esemplare di autorialità non invasiva ma estremamente creativa, pressoché sconosciuta nei musei italiani.
Stefano Castelli
Lione // fino al 30 dicembre 2012
Cages’ Satie: composition for museum
a cura di Laura Kuhn
La Monte Young e Marian Zazeela – Dream house
George Brecht – Partitions et events: interprétation
Richard Buckminster Fuller
MAC
81 quai Charles de Gaulle
+33 (0)4 72691717
www.mac-lyon.com
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