Michele De Lucchi: l’incantamento semplice
Sbarca a Roma, nei metamorfici spazi della Fondazione Volume!, il lavoro di Michele De Lucchi, designer, architetto e artista. Il suo intervento, intitolato “Colonne portanti”, riconfigura con leggerezza lo spazio. Fino al 15 febbraio.
“I muri parlano”. Lo dice Michele De Lucchi (Ferrara, 1951; vive a Milano) presentando il suo lavoro Colonne portanti alla Fondazione Volume, mentre vicino a lui Franco Nucci sorride sereno con la soddisfazione di chi ha ospitato ancora una volta un’opera capace di lasciare un segno, di uscire dalla prevedibilità, di relazionarsi con lo spazio che la ospita per ridisegnare un luogo ideale per ripensare alle cose.
De Lucchi è un designer che ha ideato prodotti per le più importanti industrie europee, si è laureato in architettura a Firenze e tra i molti progetti realizzati ricordiamo il più recente: il Ponte della Pace a Tbilisi. È un artista perché profondamente artigiano e viceversa, capace di essere visionario ma anche di costruire strutture vere. È l’homo faber contemporaneo, artigiano del proprio lavoro ma anche dello spazio che lo ospita: disegna sempre elementi di un mondo più grande, belli anche da soli. Come è bello un albero, che sia solo o parte del bosco.
Qui è intervenuto in uno spazio ideale, come dice lui stesso, sia per la destinazione d’uso originaria della galleria, che era una vetreria, sia per il rapporto con le colonne romane come elemento di indagine e di rielaborazione. Come i vetrai del passato, prima ha lavorato dentro l’ambiente, lo ha ascoltato, cercando di individuare quei punti di forza emotiva delle superfici antiche, su cui poi intervenire. Ecco che le sue Colonne si inseriscono nelle nicchie che lui “ritaglia” sul ricordo dei muri: un rabdomante chirurgo che individua il passaggio di un flusso e apre per applicare by-pass che ristabiliscano un circuito di energia positiva. Costruisce armonia come solo i grandi architetti sanno fare, ma lo fa con le mani, come il più umile artigiano. All’interno delle nicchie le colonne di legno sono levigate non tornite, montate elemento su elemento come tanti piccoli pezzi assemblati per formare strati. Strutture ancestrali e giochi di un bambino che non abita in nessun tempo.
Parla di entasi nel testo di presentazione, elaborato con Emilia Giorgi: “Considero l’entasi un aspetto fondamentale della colonna. Può sembrare un dettaglio trascurabile, ma è ciò che la distingue da un banale cilindro o da un pilastro, conferendole quel carattere di unicità così importante in un’epoca come la nostra.” Un’epoca come la nostra, intossicata. Un’epoca in cui è indispensabile ritrovare “l’incantamento semplice”: questo lavoro appare come una cura.
Clara Tosi Pamphili
Roma // fino al 15 febbraio 2013
Michele De Lucchi – Colonne portanti
a cura di Emilia Giorgi
FONDAZIONE VOLUME!
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