Quando eravamo studenti

Artisti si nasce o si diventa? Bypassando questo vetusto e ottuso interrogativo, l’Accademia di Belle Arti di Napoli presenta al mondo i suoi pupilli. Sfida vinta: l’Accademia, per molti di loro, sembra fin troppo lontana. Al PAN di Napoli, fino al 13 gennaio.

Ci prova fortemente, l’Accademia di Belle Arti di Napoli, a iniettare nuova linfa nell’iter formativo di chi, oggi, abbraccia la folle – ma mai nessuna follia più onesta, poiché dichiarata – professione di artista. Attenzione alle nuove tecnologie, ponte con il mondo del lavoro gettato con concrete “palestre espositive” per gli studenti, dialogo con il contesto ospitante ricercato attraverso eventi gratuiti aperti alla città, ma soprattutto confronto con le eccellenze del panorama internazionale, innescato da cicli di talk con i grandi protagonisti dell’arte. L’intenzione è evidente, le forze in campo talora reggono, altre cedono, sotto il peso di un retaggio di impostazioni e competenze non sempre adeguato, ma nel complesso la mira è ben presa, e l’obiettivo non troppo lontano. Così, non stupisce troppo che, anziché autocelebrativa collettiva didascalica di ex-allievi, NINa sia una dinamica (sebbene un po’ carica quanto ad allestimento) mappatura dei possibili esiti della creatività allevata dall’Accademia partenopea.

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Michelangelo Della Morte, Auspicium fernova, 2009

I registri sono molteplici, e nessuno maldestro. Si parte col sussurrato lirismo concettuale per gli Afterall, organicistico-digitale per Daniela Di Maro, intimista per Francesca Rao e Anna Maria Saviano e astratto-metalinguistico per Paolo Puddu. Si vira quindi su tinte inquiete, con l’onirico-perturbante che sposa la rielaborazione digitale per Barbara La Ragione, Vincenzo Spagnuolo, Chiara Coccorese, Raffaella Romano e Paula Sunday.
L’aria si fa più rarefatta e ozonica nell’indagine su miti, riti e inganni della Seconda Natura Tecnologica, con Media integrati, Moio & Sivelli, Valerio Veneruso, NeAL. Vertigine, come quella della perdita dell’Io, nell’elegante simbolismo residuale post-performativo di MaraM, nello scioglimento empatico di Gianluigi Maria Masucci, nella perversione urbanistica di Christian Leperino o nel riannodamento storico di Domenico Antonio Mancini.
Il solenne è prossimo, con la pittura misterica e simbolista di Michelangelo Della Morte, Paolo dell’Aquila, Carlo Alberto Palumbo, contrapposta a quella sfaldata, carnalmente sofferta di Alessandro Papari e Loris Lombardo.

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Paula Sunday, Trespass #01, 2012

Su tutto, la consapevolezza del fragile, manipolabile equilibrio di masse e individui: Emmanuele De Ruvo, con mezzi essenziali, mordente sardonico, consapevolezza linguistica e l’eleganza scultorea di un Ai Weiwei, è probabilmente la più gustosa scoperta di una collettiva accademica ma dal sapore a tratti museale.

Diana Gianquitto

Napoli // fino al 13 gennaio 2013
NINa – Nuova Immagine Napoletana
PAN
Via dei Mille 60
081 7958601
www.palazzoartinapoli.net 

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Diana Gianquitto

Diana Gianquitto

Sono un critico, curatore e docente d’arte contemporanea, ma prima di tutto sono un “addetto ai lavori” desideroso di trasmettere, a chi dentro questi “lavori” non è, la mia grande passione e gioia per tutto ciò che è creatività contemporanea.…

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