Burri e vent’anni di cellotex
I suoi quadri sono carne viva che, attraverso i materiali usati, rendono visibile e palpabile un lungo processo alchemico. Obiettivo: la mutazione delle forme e l’atomizzazione degli elementi che compongono la materia. Alberto Burri è in mostra alla Galleria dello Scudo di Verona, fino al 30 aprile.
Un numero molto alto di opere di Alberto Burri (Città di Castello, 1915 – Nizza, 1995) in tempi recenti è molto difficile vederle, specie poi se sono trenta, e tutte selezionate nell’arco di un ventennio. A Verona sono esposte opere al nero che segnano un passaggio importante per Burri, quello che lo porta all’astrattismo e che lo legano alla scelta di un materiale che gli sarà molto congeniale e che userà spesso, il cellotex, un’amalgama di segatura e colla pressate insieme.
Le sezioni in cui sono suddivisi i quadri sono sei e si comincia con il Nero, realizzato nel 1972, e il quadro d’inizio della prima sezione, La notte della pittura, che dà lo spunto tematico all’intera mostra. Monotex, Annotarsi 2, Assegai, la sezione che raccoglie i quadri realizzati fra il 1987 e il 1992 nei suoi soggiorni a Los Angeles, e Mixoblack sono le altre sezioni che si susseguono in galleria. Nella sezione Annotarsi 2 sono esposti due quadri, Cellotex (1992) di grandi dimensioni, che erano parte dei sedici presentati alla XLIII Biennale di Venezia nel 1988.
Claudio Cucco
Verona // fino al 30 aprile 2013
Alberto Burri. Opera al nero. Cellotex 1972-1992.
a cura di Bruno Corà
GALLERIA DELLO SCUDO
Via Scudo di Francia 2
045 590144
info@galleriadelloscudo.com
www.galleriadelloscudo.com
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