Detonazioni di realtà
Tra arte e architettura, Triggering Reality investe gli spazi del Museo Pecci. Da Atelier Van Lieshout a DUS architects, da Krijn de Koning a NIO Architects, le sale diventano piattaforme per nuovi ambiti. Nuove linee estetiche nella cultura olandese del progetto. A Prato fino al 10 marzo.
15 dicembre 2012, Prato, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci. All’esterno del museo un’enorme gabbia ovale, sostenuta da putrelle color carminio, circonda l’edificio squadrato originario. Il cantiere di ampliamento del Centro, su progetto di Maurice Nio, ha finalmente ripreso il proprio corso e i volumi previsti cominciano a prendere piena forma. Nelle undici sale interne, come a creare un legame tra involucro e contenitore, tra un dentro pulsante e un fuori in crescendo, la mostra Triggering reality. Nuove condizioni per l’arte e l’architettura in Olanda riunisce dodici progetti di artisti e architetti olandesi. Uno degli intenti di questa commistione è la sottolineatura di ulteriori assottigliamenti tra le due discipline e di sovrapposizioni eclatanti fra le rispettive strutture estetiche.
I protagonisti del percorso (Atelier Van Lieshout, Boundary Unlimited, DUS architects, Haas & Hahn, Nicoline Van Harskamp, Anne Holtrop / Bas Princen, Wouter Klein Velderman, Krijn de Koning, NIO Architects e ONIX) occupano, all’incirca, una sala ciascuno, addensandosi maggiormente al termine dell’itinerario. La selezione a cura di Giampiero Sanguigni riflette sulla portata estetica e ricognitiva dello scenario artistico-architettonico olandese, contesto vivo e reattivo anche nei confronti dell’attuale congiuntura internazionale. “Il risultato è una forma di realismo che suggerisce la tendenza a una dimensione etica e sociale in evoluzione”, sostiene il curatore. “Le strategie adottate dagli architetti e dagli artisti in mostra, forti di uno scambio fertile e di una collaborazione creativa, sono orientate a mettere alla prova la realtà, quasi sfidandola per sostenere le mutate condizioni economiche e sociali di questi ultimi anni.”.
La prima sala concede il benvenuto con una dichiarazione di poetica ben scelta: Naturing architecture (2012), installazione dello studio Onix. Sulla superficie di un sopralzo centrale sono disposti modelli in legno che conservano la loro forma attorta originaria pur mantenendo il segno autonomo e artificiale del taglio. Decine di tronchi e radici di piccole dimensioni, illuminati sofficemente, mostrano la resa organica di un materiale caldo e naturalmente complesso, sculture lavorate dalla natura, dai loro stessi inferti e da un’ottimizzazione del vuoto, tipica della plasticità che connota gran parte dei progetti degli Onix. Nella seconda sala le proiezioni che compongono Any Other Business (2009-2011) di Nicoline van Harskamp rabbuiano e silenziano l’aria. Attraverso tre finestre video, l’artista rielabora le dinamiche e il linguaggio del discorso in pubblico, attraverso trascrizioni performative che enfatizzano i caratteri caricaturali di ciascun personaggio interpretato. Nelle sale a seguire, il Bucky bar (2010) di Dus Architects – igloo urbano semicircolare, ricovero per aggregazioni composto dall’innesto di ombrelli rossi – si oppone come uno scudo alla lunghissima putrella di PVC di Ivory and pride (2009) di Wouter Klin Velderman, mentre il video di Over the Red Light District (2011) illustra il progetto di Boundary Unlimited, riqualificazione del famoso distretto di Amsterdam attraverso la ricollocazione del quartiere di social-housing.
Se la prima parte di Triggering reality si svela lentamente, come un’antologia disomogenea in cui materiali e resistenze fisiche si intrecciano a iconografie sociali ironiche, nella seconda metà della mostra la varietà di opere e di progetti accelera la propria massa critica, acquisendo densità. Nelle ultime tre sale infatti si concentrano alcune, vere particolarità. Da non dimenticare è l’architettura protesica, raffinatissima di Krijn de Koning che, operando al centro delle ultime tre sale, costruisce il proprio intervento come un corridoio aperto, un innesto di pareti che raccordano ambienti diversi. Ma la più riuscita fusione tra arte e architettura, la migliore sintesi tra entità culturale e unità strutturale, all’interno di questo itinerario, resta Batara (2012). Su un piano d’appoggio, segmentato da piccoli prosceni di pietra, Anne Holtrop prende spunto dalle macchie di china tracciate sulla carta, dal confronto con archetipi architettonici e paesaggistici, dal rapporto con altre discipline, mentre il fotografo Bas Princen riproduce la realtà fisica e la dimensione concettuale di luoghi analoghi ai modelli della Holtrop, instaurando un legame visivo che racconta un’idea di architettura a metà strada tra l’esistente e il potenziale.
Ginevra Bria
Prato // fino al 10 marzo 2013
Triggering reality. Nuove condizioni per l’arte e l’architettura in Olanda
CENTRO PECCI
a cura di Giampiero Sanguigni
Viale della Repubblica 277
0574 5317
[email protected]
www.centropecci.it
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