Nella sua ultima personale dal titolo Bad Boys, Paul Harbutt (Londra, 1947) mette in scena in maniera ironica e leggera le pericolose goliardate tipiche dei bambini e degli adolescenti, optando per una rappresentazione immediata in stile cartoon dove la bellezza della linea è volutamente valorizzata attraverso il tratto spesso e deciso dell’inchiostro. Come nelle incisioni di Goya, che costituiscono una delle fonti di ispirazione dell’artista londinese, sempre teso alla ricerca di nuove sperimentazioni e improvvisazioni.
“Quando ho realizzato questi quadri” ci spiega, “mi interessava molto il rapporto tra bambini e adulti nelle epoche passate, perché un tempo il comportamento dei ragazzi era spesso punito in modo molto duro, cosa che adesso sarebbe impensabile; per cui ho cominciato a chiedermi: cosa succederebbe oggi se, per esempio, un bambino scippasse una donna? Lo spedirebbero per due anni in Australia ai lavori forzati o non gli succederebbe assolutamente nulla?”.
Senza alcun intento moralistico né tantomeno con la volontà di scioccare il pubblico con tematiche violente, l’artista propone una sorta di racconto umoristico illustrato attraverso il quale affronta la problematicità del ruolo dell’educazione: “Penso che dietro a questo tipo di comportamenti ci sia sempre la mancanza di dialogo con gli adulti; se il bambino non ha legami forti, onesti e aperti con gli adulti, avrà inevitabilmente disordini nella propria vita: se mancano i punti di riferimento, comincerà a commettere azioni molto più serie delle semplici ‘cattiverie’ rappresentate nei miei quadri”.
Ciò che colpisce di questa mostra, al pari del messaggio, è il forte impatto visivo reso dal colore e dalla luce, in particolare attraverso l’utilizzo del neon sovrapposto alla tela che trae ispirazione dalle didascalie tipiche delle illustrazioni per bambini. Altra particolarità sono le foto dei ragazzi condannati dal sistema sociale nelle epoche passate, inserite da Harbutt sullo sfondo di ogni scena in una sorta di collage che ricorda, al pari degli elementi precedenti, il linguaggio della Pop Art americana.
Parte dell’ampia esposizione, che comprende le 80 opere della serie Bad Boys – tra cui 21 disegni preparatori -, anche l’originalissima scultura The Mirror Which Flatters Not, che se a un primo impatto sembra richiamare il tema della morte, esprime in realtà con grande ironia l’esatto opposto: lo scheletro è parte di noi, del nostro corpo e quindi della vita, mentre la patinatura a specchio non fa altro che riflettere le immagini di ciò che accade nel mondo, in un continuo gioco di rimando tra interno ed esterno.
Una parte del ricavato dalla vendita del catalogo sarà devoluta all’associazione non profit Save the Children.
Francesca Colaiocco
Roma // fino al 3 marzo 2013
Paul Harbutt – Bad Boys
a cura di Achille Bonito Oliva
MUSEO CARLO BILOTTI
Viale Fiorello la Guardia 6
06 85357446
[email protected]
www.museocarlobilotti.it
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