Con gli ultimi Scribbled, del 2007-2012, scarabocchi su muro, progettati in vita ma realizzati postumi, si conclude il percorso di uno dei più grandi artisti del Novecento, Sol LeWitt (Hartfort, Connecticut, 1928 – New York, 2007).
In fase di chiusura della sua ricerca recupera la tecnica delle origini: la grafite su muro, il bianco e nero, lasciando così sul finale la traccia di una ripartenza, di un nuovo filone di studio, quello della tridimensionalità. La mostra ben ne illustra la linea di sviluppo: partendo da opere-manifesto di un minimalismo tutto concettuale come 15 lines (1969) e Folden paper (1973); introducendo la rivoluzione del colore con Square divided into four parts with colors superimposed in each part (1988); segnando l’apertura alle forme non geometriche con Irregular form (1998) o Irregular grid (1999).
Certo, mancano le Splotch: neanche una foto della non-geometric form #8 installata, a poca distanza, nella stazione della metropolitana di Materdei. Sono però presenti le forme che hanno contribuito a generarla: le piramidi di Complex form #12 (1988) e Hanging Complex form (1989).
Sol LeWitt più di altri ha saputo spiegare in vita la sua poetica, tramite i suoi scritti e i titoli delle sue opere, ma poco si sa dell’arte che amava. La sua collezione, omaggio agli artisti a sé contemporanei, ce ne dà la chiave. Curioso e aperto al confronto, ha raccolto opere di compagni di strada appartenenti a varie correnti artistiche: dal Minimalismo di Hanne Darboven al Post-minimalismo di Eva Hesse, all’Arte Povera italiana con Alighiero Boetti, Giulio Paolini e Jannis Kounellis, alla fotografia seriale di Bernd e Hilla Becher. Fanno parte della sua collezione anche spartiti musicali di Steve Reich e Philip Glass, di cui ha coreografato una composizione, opere di Chuck Close, Gilbert & George, Tony Cragg, Richard Long: artisti che, pur perseguendo poetiche diverse, hanno incuriosito l’attento LeWitt.
La mostra omaggia i suoi estimatori napoletani, dalle cui collezioni provengono la maggior parte delle opere a firma dell’artista. Per quanto piccole, le raffinate tracce seminate nelle sale disegnano un percorso di ricerca, non quello magnificente dei wall drawing, ma quello operato fisicamente dalle mani di colui che, per molti, è diventato semplicemente Sol.
Giovanna Procaccini
Napoli // fino al 1° aprile 2013
Sol LeWitt. L’artista e i suoi artisti
a cura di Adachiara Zevi
MADRE
Via Settembrini 79
081 19313016
www.museomadre.it
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