Al Maga, classici contemporanei
Tratto e colore in una doppia esposizione che indaga il passato in cerca del futuribile. Omar Galliani e Alessandro Busci, fisici ed emozionali, a Gallarate, tra conferenze e note. Chiusura anticipata al 14 febbraio a causa dell’incendio che ha appena colpito il museo.
Flavio Caroli cura per il Maga di Gallarate una doppia personale di Omar Galliani (Montecchio Emilia, 1954) e Alessandro Busci (Milano, 1971). Intensamente pittore quest’ultimo, mentre il primo si è cimentato con le tecniche più diverse, privilegiando il disegno, entrambi questi artisti sono ritenuti dal curatore “esemplari di ciò che dovrebbe esporre un museo d’arte contemporanea oggi”, prima di tutto grazie alla qualità della rappresentazione che Galliani e Busci, visti un po’ come i protagonisti di un medesimo passaggio di consegne, offrono. Prendiamoci però la briga di domandarci se la qualità della rappresentazione – che certo qui si manifesta – sia il solo presupposto sostanziale per decretare indiscutibilmente l‘arte.
Il percorso che introduce a Galliani risulta sospeso e onirico: presso i fitti disegni su grandi tavole di pioppo – talvolta allocate in alto, quasi inarrivabili – s’incorre in simboli, si evocano miti, in qualche caso appaiono corpi esplicitamente riferiti all’epoca classica, più di rado presenze che sembrano riaffiorare dalle tonalità della pittura barocca (vedi Cavaliere d’ellissi, 1983). La carta, supporto frequente, è spesso selezionata per accogliere il tratto un po’ come farebbe un lenzuolo, senza forzature.
Echi dal passato si riconoscono anche in Busci, che lavora prevalentemente su tele o su lastre d’acciaio corten trattate con acidi. Luoghi per eccellenza di transito come aeroporti, stazioni, autostrade si compiono in colori travolgenti e in sapori industriali, tanto più quando i rossi e gli aranci si accostano a reale ruggine. Si accendono atmosfere talvolta memori di William Turner, in particolare nella serie Variazioni Goldberg, 32 dipinti (40×40 cm) sonoramente accompagnati dall’omonima opera di Bach (32 brani).
Sperimentazione e tecnica nel caso di questi artisti vanno di pari passo. I lavori esposti sono dotati di carattere, di esperienza, molti sono forti al punto da saper restituire l’intera poetica di ciascun autore. Che questo però sia sufficiente a elevarli ad artisti d’avanguardia “nella creazione di immagini per il futuro” è forse più vero per Galliani, le cui opere dialogano sì con il passato, ma se lo citano lo fanno chiaramente, senza rischiare di confondersi con esso, in un rapporto di continuità. Opere più autonome e mature, le sue, e capaci di collegare immaginari molto distanti fra loro.
A ciascun artista il MAGA offre anche un video e uno spazio d’incontro con il pubblico al museo.
Lucia Grassiccia
Gallarate // fino al 14 febbraio 2013
Omar Galliani / Alessandro Busci – Un passaggio di generazione (centro di gravità permanente)
a cura di Flavio Caroli
MAGA
Via De Magri 1
0331 706011
[email protected]
www.museomaga.it
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