La parola ‘riscoperta’, usata nel sottotitolo della mostra, è per una volta da prendere alla lettera. Angiolo D’Andrea (San Giorgio della Richinvelda, 1880-1942) ha subìto infatti un immeritato oblio, stemperato solo dalla notorietà di suoi interventi pubblici, come il mosaico nel bar Camparino in galleria Vittorio Emanuele a MIlano. L’industriale Elio Bracco, amico e mecenate di D’Andrea, acquistò in blocco tutti lavori rimasti nello studio dopo la morte dell’artista. Da subito espresse la volontà di riunirle in una mostra, ma solo oggi la Fondazione Bracco realizza tale desiderio: i lavori sono esposti a Palazzo Morando, con l’aggiunta di alcuni prestiti di rilievo.
La ‘riscoperta’ è davvero una piacevole sorpresa. D’Andrea mescolava Ottocento e Novecento con abilità e gusto, sempre trattenendosi da espressioni smaccate o di maniera. Su un certo animismo simbolista e su soggetti che invocano una pace forse irraggiungibile si innestano toni duri e stridenti, tipici del Novecento e delle avanguardie storiche. Il disegno diventa rarefatto per far posto al colore e la pittura di genere è rivitalizzata da un’intensità che si permette di essere vezzosamente ingenua. Ma senza perdere di vista la razionalità cui il Novecento obbliga con i suoi drammi, echeggiati tramite metafora.
Stefano Castelli
Milano // fino al 17 febbraio 2013
Angiolo D’Andrea – La riscoperta di un maestro tra Simbolismo e Novecento
a cura di Luciano Caramel
Catalogo Skira
PALAZZO MORANDO
02 88465933
[email protected]
www.costumemodaimmagine.mi.it
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