Da Botticelli a Matisse. Chi, se non Goldin?
“Da Botticelli a Matisse. Volti e figure”, recita il titolo completo. L’ennesima scorreria nei secoli dell’arte per Goldin. Questa volta al Palazzo della Gran Guardia di Verona, fino al primo aprile.
Si apre con due sale dedicate al Cristo, l’esposizione di ritratti in mostra a Verona, e lo fa in maniera decisamente importante: tavole di Beato Angelico, Lippi, Piero di Cosimo, Mantegna, Giovanni Bellini, Bramantino, Crivelli, Cima da Conegliano, Guercino, Tiepolo, Antonello da Messina, Botticelli, Bellini, Caravaggio, Cranach e Veronese coinvolgono immediatamente il visitatore in un’atmosfera sobria e raffinata, giocata in sale dominate dai toni del rosa antico, illuminata ad hoc su opere provenienti in parte dal Museum National Brukenthal (città di Sibiu, nella leggendaria Transilvania) e in parte da Oltreoceano (Detroit).
L’obiettivo è indagare le espressioni del volto di Cristo nelle varie fasi della sua esistenza terrena; manca però un fluire naturale, tra queste prime due e le tre rimanenti sale. Avviene una strana commistione tra sacro e profano, per cui sembra quasi di visitare diverse esposizioni sotto il nome di una sola: la carrellata di ritratti è il secondo contenitore di questa mostra-matrioska, a coprire i secoli dal Quattrocento all’Ottocento senza un preciso ordine cronologico, cui ne segue un terzo, dedicato unicamente al ritratto nel Novecento.
In questa sezione abbondano opere ormai patrimonio dell’inconscio collettivo: van Gogh, Renoir, Freud, Modigliani, Matisse, Munch, Bacon, Monet, Manet, Picasso, e anche per questa sezione il ritmo è concitato, il criterio di esposizione molto singolare. Se non fosse che un senso al tutto viene esplicitato all’entrata, sarebbe lecito pensare che il curatore si sia trovato in possesso di gustosi ma eterogenei prestiti da diverse collezioni irrinunciabili e abbia creato una logica al tutto senza troppo badare alla eventuale struttura più scientifica del tutto stesso.
Inseriti in un flusso più scarno, ma anche meno ridondante e variegato, scandagliati in due diversi tempi o “sfoltiti” per amore di una maggiore coerenza interna, questi grandi nomi avrebbero dato un senso di sobrietà e incisività maggiore alla mostra. E invece sembrano non avere armonia. Come un ritratto abbozzato con pochi, fendenti colpi di matita, eppure fedele al soggetto, si ha l’impressione che la qualità avrebbe potuto non cedere il passo alla quantità, e il significato sarebbe stato più pregno.
Giulia Galassi
Verona // fino al 1° aprile 2013
Da Botticelli a Matisse. Volti e figure
a cura di Marco Goldin
PALAZZO DELLA GRAN GUARDIA
Piazza Brà
0422 429999
[email protected]
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