Anatomizzare gli spazi affollati, mettendo a fuoco l’irriducibile gestualità del singolo. Un’operazione chirurgica messa in scena da Emma Ciceri alla Riccardo Crespi di Milano. Fino al 23 febbraio.
Sartre lo definiva “gruppo in fusione”: era l’insieme di individui il cui senso di appartenenza a una realtà più grande di loro stessi era capace di fondere il gelo dell’estraneità reciproca, creare nuove realtà e nuovi legami per ricadere infine nell’alienazione. E se non è più di gruppo che si parla nelle opere di Emma Ciceri (Bergamo, 1983), bensì di folle, è ancora questo agglomerato di individui, le sue dinamiche interne, la sua dialettica, ad essere sotto i riflettori. Cinque video e due serie di opere su carta cercano così di catturare l’energia che scaturisce dai movimenti della collettività: manifestazioni studentesche, ma anche concerti rock e trasferte in treno. E ancora: uno stadio da cui il pubblico sta per allontanarsi e una festa all’interno di un carcere. Al tempo stesso però, mentre fotografa la totalità, Ciceri anche la anatomizza, lasciando vedere il singolo coll’estrarlo da quel contesto sociale di cui è inevitabilmente parte.
Alessia Delisi
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Alessia Delisi
Palermitana d’origine e milanese d’adozione, si laurea in Filosofia Estetica con il massimo dei voti e una tesi su “Rayuela” di Julio Cortázar. Giornalista freelance, scrive di arte, architettura, design e cultura visiva. È coautrice di una pellicola indipendente argentina.