È una mostra gioiello quella che il Maxxi dedica ad Alighero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994). Poche ma preziose scelte che racchiudono la poetica di una vita e che provano (riuscendoci o no?) a rispondere alla grande mostra Game Plan che ha girato tra Tate London, MoMA New York e Reina Sofia Madrid. Un percorso, quello di Boetti, che ha mantenuto, nel suo dualismo, nella sua pluralità di intenti, una forte coerenza, scandita passo dopo passo da riflessioni, viaggi, colori, raccolte di ricordi, tempo inglobato, pensato e osservato.
Quando giunge a Roma ha lasciato dietro sé la sua Torino, l’Afghanistan e ormai in parte l’Arte Povera. Roma è per lui una meta inesplorata, luogo di confronto, di scambio e ricambio di culture in continuo fermento, che assorbe e manifesta. Francesco Clemente e Luigi Ontani suoi compagni, ed esposti al suo fianco in questa occasione, anzi esposti proprio all’inizio del percorso, sono il termine di confronto più vicino, lo specchio all’interno del quale si riflette l’arte di Boetti e il mutamento determinato dall’impatto con la città.
Roma è un percorso nuovo, che offre gli spunti e i mezzi per liberarsi da schemi e condizionamenti, il nuovo pretesto per creare le sue geografie. Boetti lancia se stesso verso una sperimentazione che produce un’esplosione di colori e concetti sempre meno poveristi. Il linguaggio assume nuove forme, si trasforma in segno visivo, ed è qui che si accentua in lui l’idea di serialità e pluralismo. Ed è ancora qui che l’opera diventa il mezzo di manifestazione di un meccanismo di pensiero che si esplica attraverso l’immagine.
La sperimentazione, dunque, trova esiti del tutto nuovi all’interno della sua produzione. Il percorso espositivo definito all’interno del Maxxi si fa portavoce di un rapporto inedito fra Boetti e la Capitale, fra Boetti e quella giovane generazione di artisti con i quali prende avvio un nuovo modo di fare arte.
Di quell’arte di Boetti che diventa pioneristica sono testimoni opere come Iter-vallo del 1969 esposta a When Attitudes Become Forms e le poesie con il Sufi Berang esposte alla mostra del 1985 al Pompidou di Parigi e protagoniste in mostra di una sala mozzafiato, Les Magiciens de la Terre. Tappe importanti che fanno di Boetti la voce dell’Oriente.
Una mostra che coincide, finalmente, con l’intitolazione della piazza del museo a suo nome.
Alessandra Fina
Roma // fino al 6 ottobre 2013
Alighiero Boetti a Roma
a cura di Luigia Lonardelli
MAXXI
Via Guido Reni 4a
06 3225178
[email protected]
www.fondazionemaxxi.it
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