A sorpresa, il Barocci
“Brilliance and grace”: l’amorosa visione del mondo di Federico Barocci approda alla National Gallery di Londra. Una rara mostra antologica del maestro urbinate, che comprende venti dipinti e oltre sessanta disegni e schizzi. Fino al 19 maggio.
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“Un’amorosa visione del mondo“: Andrea Emiliani definì così la pittura di Federico Fiori detto il Barocci (Urbino, 1535-1612), quando nel 1975 curò a Bologna la mostra sul pittore urbinate. Pochissime da allora le mostre italiane a lui dedicate, e ancora meno quelle nel mondo anglosassone. Nonostante questo, il Barocci fu uno degli artisti più celebri del suo tempo: nel tardo Cinquecento la sua fama in Italia e in Europa era pari a quella di Raffaello, Michelangelo, Tiziano e Correggio, grazie alle opere inviate a Roma, Perugia, Loreto, Arezzo, Genova, Madrid e Praga, e tra i suoi protettori contava gli uomini più potenti dell’epoca, da Papa Pio VI a Francesco Maria II Della Rovere Duca di Urbino, dall’Imperatore Rodolfo a San Filippo Neri.
La National Gallery di Londra ospita fino al 19 maggio Brilliance and Grace, mostra che – con venti dipinti e sessantacinque tra disegni, pastelli e schizzi a olio provenienti dalle collezioni dei più importanti musei europei (ma soprattutto dalle nostre chiese italiane) – vuole riportare alla luce il maestro dimenticato. Barocci è considerato l’anello di connessione tra le distorsioni forzate del Manierismo e il dinamismo del Barocco. Molti artisti, da Rubens a Bernini, hanno trovato in lui una fonte di ispirazione e la sua arte ha avuto una notevole importanza nello sviluppo iconografico europeo dell’età moderna, in virtù del suo uso realistico delle figure e della luce e di un originalissimo uso del colore. In notevole anticipo su Caravaggio, infatti, Barocci si servì di tonalità accese e contrasti chiaroscurali per dare maggior forza espressiva alle proprie figure, catturandone l’umanità con elegante vigore.
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Federico Barocci, Studio per un gatto, Uffizi
Artista religioso per eccellenza, è stato uno dei più significativi interpreti della pittura al servizio della Controriforma. I suoi colori e le sue atmosfere suscitano commozione e ispirano una devozione di carattere intimo e quotidiano, come la Madonna del Gatto della stessa National Gallery o la Natività proveniente dal Prado (entrambi in mostra). San Filippo Neri, che gli commissionò la Visitazione per la chiesa di Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova a Roma), sosteneva di raggiungere nel contemplarla “uno stato di dolce estasi”.
Il pittore fu forse vittima di avvelenamento da parte di colleghi gelosi durante il suo soggiorno a Roma; episodio che gli procurò una salute cagionelvole per il resto della sua vita. Questo influì molto sul suo modo di lavorare, tanto che non potendo resistere a lungo di fronte alle alte pale d’altare a lui commissionate, minimizzava lo sforzo con un lunghissimo lavoro di preparazione: per ottanta dipinti da lui prodotti nel corso della sua carriera, sono arrivati fino a noi duemila disegni e schizzi, segno della meticolosa attenzione e della qualità dell’esecuzione. Barocci non metteva niente sulla tela senza prima averlo studiato a lungo: basti pensare che l’Ultima Cena, dipinta per la cattedrale di Urbino (1590-99), contiene trentuno teste e per ognuna di queste esiste almeno un disegno preparatorio.
Tra i molti meriti della mostra, spicca l’impressionante numero di opere su carta raccolte, data la maggiore difficoltà di ottenere questo tipo di prestiti a causa della loro delicatezza e sensibilità alla luce. L’allestimento presenta infatti, accanto ad ogni dipinto, numerosi schizzi e studi preparatori che ci permettono di seguire il laborioso processo artistico precedente ad ognuno dei capolavori del Barocci e ci svelano il contrasto tra la spontaneità e la leggerezza della pennellata nell’opera finita e l’enorme sforzo di analisi dell’artista. Scopriamo poi fatti curiosi, per esempio che Barocci non si serviva mai di modelle a pagamento ma faceva invece posare per lui studenti e collaboratori: infatti nei suoi studi per nudi femminili troviamo quasi sempre attributi maschili.
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Federico Barocci, Natività, 1597, Prado
L’esposizione è organizzata in cinque sale tematiche, ma che seguono anche cronologicamente la vita dell’artista: si apre con i dipinti votivi della gioventù tra cui il meraviglioso Riposo dalla Fuga in Egitto dei Musei Vaticani e la “indigena” Madonna del Gatto (uno dei soli due dipinti del Barocci presenti in collezioni pubbliche inglesi); poi le grandi pale d’altare dalle chiese marchigiane: la Crocifissione di Urbino e la Sepoltura di Cristo di Senigallia; l’Annunciazione (Vaticani) e la Natività (Prado), entrambi eseguiti per il Duca di Urbino, sottolineano l’importanza e la profondità del rapporto del Barocci con il suo committente; nella sala principale sono esposti i dipinti dalla maturità, tra cui due Ultime Cene e una delle rare opere a tema profano, la Fuga di Enea della Galleria Borghese; un’intera sala dedicata alla Visitazione di Chiesa Nuova ci porta a meditare sull’incontro, a un tempo ordinario ed eccezionale, delle due sorelle; infine i ritratti dei potenti committenti sono presentati insieme ad un autoritratto, ad alcuni schizzi in chiaroscuro e studi di paesaggi e vegetazione che inaspettatamente ricordano quelli dell’estremo Oriente. Tanti dei disegni e studi provengono dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi ma anche dalla collezione della Regina Elisabetta, dall’Albertina, dallo Staatliche Museen zu Berlin, dalla National Gallery of Art di Washington e altri.
Gaia Penteriani
Londra // fino al 19 maggio 2013
Barocci. Brilliance and Grace
NATIONAL GALLERY
Trafalgar Square
+44 (0)20 77472885
[email protected]
www.nationalgallery.org.uk
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