Armando Pizzinato. Casa e bottega

Negli Anni Cinquanta, quando arte e politica erano la stessa cosa, la storia di un artista di indole astratta che, per mantenersi coerente con l’ideologia, prova a farsi figurativo. In mostra alla Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Pordenone, fino al 9 giugno 2013.

L’antologica dedicata ad Armando Pizzinato (Maniago, 1910 – Venezia, 2004) si struttura secondo un rigido schema cronologico, che ben dialoga con il racconto pensato dal curatore, Casimiro Di Crescenzo. Nonostante l’esposizione sia collocata nella giovane galleria civica che porta il nome dell’artista pordenonese, l’allestimento e la narrazione non risultano affatto stucchevoli o inutilmente celebrative.
Nelle prime sale sono collocate le tele della giovinezza di Pizzinato, che risentono dello studio delle opere di Picasso, Matisse e Cézanne (Figura Seduta, 1943). In seguito alla censura fascista nei confronti dell’arte “francese”, il giovane artista oscilla tra riproposizioni di nature morte alla Morandi e tele ispirate al movimento del Balla futurista. Durante gli ultimi anni della guerra, dopo la fine degli studi presso l’Accademia di Venezia, Pizzinato alloggia nello studio di Guttuso, con il quale condivide ideali artistici e passione politica (Bracciante ucciso, 1949).
Dopo il 1945 aderisce al Fronte Nuovo delle Arti di Giuseppe Marchiori, liberando finalmente la sua vena più astratta, e partecipa con il gruppo alla Biennale del 1948. Le tele di questo periodo appaiono le più felici e intensamente cariche di novità di soluzioni cromatiche e compositive (Cantiere Marittimo, 1949-50). Dopo questa breve parentesi totalmente astratta, l’artista concentra la sua attenzione sulla possibilità di “fare del realismo” evolvendo dalle forme geometriche a uno stile più in linea a quello “consigliato” dalla Russia sovietica (Trebbiatura, 1956).

Armando Pizzinato, Cantiere Marittimo, 1949/50, olio su compensato, Collezione privata

Armando Pizzinato, Cantiere Marittimo, 1949/50, olio su compensato, Collezione privata

Nonostante l’impegno politico rimanga una costante della vita dell’artista, nelle tele preparatorie e nei bozzetti per l’affresco l’afflato astrattista sembra emergere. Le composizioni che ne derivano sono di rara originalità e le predominanti forme architettoniche sembrano compenetrarsi con le figure che le abitano. Nella maturità si trasferisce a Venezia e lavora come docente presso l’Accademia. La frequentazione costante della città lagunare gli offre la possibilità di accedere e creare eccezionali paesaggi (Veduta di San Barnaba, 1983) che sono debitori di certe atmosfere rarefatte del vedutismo veneziano dei primi del Novecento, ma che sono anche intima rielaborazione di uno stile personale ormai compiuto, che prova a coniugare astrazione e nuove forme di realismo.

Chiara Di Stefano

Pordenone // fino al 9 giugno 2013
Armando Pizzinato
a cura di Casimiro Di Crescenzo
PARCO
0434 523780
[email protected]
www.artemodernapordenone.it

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Chiara Di Stefano

Chiara Di Stefano

Chiara Di Stefano (Roma, 1984) è dottore di ricerca in Teorie e Storia delle Arti. Docente e curatrice indipendente, vive tra Udine e Venezia. Si interessa di storia della Biennale di Venezia, arte americana e nuove tecnologie applicate alla didattica…

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