Da Documenta all’Hangar. Cinema e videoarte thai

Giungle, reincarnazioni, musica pop tailandese e “strani animali”. L’affascinante mondo di Apichatpong Weerasethakul va in scena all’Hangar Bicocca attraverso un denso percorso di film e video che evocano le invisibili forze di un mondo tropicale e onirico. Raccontato però attraverso lo stile del documentario. A Milano, fino al 28 aprile, all’Hangar Bicocca.

Dal 2004 il nome di Apichatpong Weerasethakul (Bangkok, 1970) fa insistentemente a far capolino nei più importanti festival di cinema, con una pellicola che ancora oggi appare come un originalissimo manifesto artistico: Sud Pralad, noto col titolo Tropical Malady. Brani di realtà, animismo, incursioni pop asiatiche ed erotismo sono alcuni dei colori di un film che palesò il ruolo fondamentale del regista nella scena contemporanea.
Il percorso artistico di Weerasethakul alterna ai lungometraggi la realizzazione di video pensati specificamente per i luoghi dell’arte (come all’ultima Documenta), senza mostrare alcuna cesura tra sala cinematografica e museo, anzi espandendo le possibilità del suo cinema in prodotti fuori-formato ispessiscono e mantengono aperti i suoi lavori filmici.
Il progetto Primitive, dopo i precedenti passaggi a New York e Monaco, giunge all’Hangar Bicocca come la prima vera mostra dedicata in Italia al talento di Weerasethakul e offre l’occasione di indagare in profondità tutti i temi e i toni del regista tailandese.

Apichatpong Weerasethakul - photo Agostino Osio

Apichatpong Weerasethakul – photo Agostino Osio

L’esperienza di Primitive è simile a quella di un sogno: non ci sono vere e proprie linee guida o percorsi narrativi da seguire. Nel buio del grande spazio il visitatore assiste allo scorrere di immagini che testimoniano un progressivo passaggio dalla luce del giorno al buio delle sequenze notturne. All’ingresso, come in un invito simbolico, troviamo la sequenza diurna carica di vita e di tai-pop di I’m Still Breathing, che introduce nel cuore di un percorso espositivo costellato da lavori che rivelano la sorprendente intrusione del fantastico nel reale, attraverso la coesistenza di elementi, visivi, sonori ed emozionali che scardinano il quotidiano apparente, aprendo a scenari inattesi.
In ciascun lavoro, come Making of the Spaceship, il mondo rurale tailandese viene evocato rileggendone e reinventandone alcuni tratti legati alla tradizione, alla storia e alla spiritualità, ipotizzando derive talvolta sovrannaturali o fantascientifiche, senza purtuttavia mai attingere ai cliché del genere occidentale.

Apichatpong Weerasethakul - Primitive - veduta della mostra presso l'Hangar Bicocca, Milano 2013 - photo Agostino Osio

Apichatpong Weerasethakul – Primitive – veduta della mostra presso l’Hangar Bicocca, Milano 2013 – photo Agostino Osio

Primitive, che è anche il titolo della doppia installazione “fulcro” dell’intera mostra, è il perfetto esempio della sintesi di elementi opposti: nuovo e primitivo, interno ed esterno, giorno e notte, rumore e silenzio, sogno e veglia, natura e cultura.
Tutto nel lavoro di Weerasethakul sembra indicare, come in un saggio di Arjun Appadurai, quanto il lavoro dell’immaginazione sia parte costitutiva della soggettività contemporanea e Primitive, in questo senso, ne rappresenta un lucidissimo esempio.

Riccardo Conti

Milano // fino al 28 aprile 2013
Apichatpong Weerasethakul – Primitive
a cura di Andrea Lissoni
HANGAR BICOCCA
Via Chiese 2
02 66111573
[email protected]  
www.hangarbicocca.org

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Riccardo Conti

Riccardo Conti

Riccardo Conti (Como, 1979; vive a Milano), critico d’arte e pubblicista, si occupa principalmente di cultura visiva e linguaggi come video e moda. Collabora con riviste come Vogue Italia, Domus, Mousse, Vice e i-D Italy, ha curato diverse mostre per…

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