In contemporanea con la retrospettiva dell’artista al Macro di Roma, anche da Kurimanzutto si espone un piccolo percorso dell’opera di Jimmie Durham (Washington, Arkansas, 1940; vive a Berlino e Napoli). Cuernavaca, vicino alla capitale, è stata per un periodo una patria adottiva dell’artista, come recentemente lo è stata Roma. Nel 2009 la galleria di José Kuri e Mónica Manzutto aveva presentato la prima mostra dedicata al cherokee; attualmente propone una ricompilazione della sua carriera: Varios y diversos è una ridotta selezione d’opere indicative della sua lunga attività artistica, dal 1970 al 2013.
Durham ha diviso lo spazio espositivo rettangolare con tende bianche che si possono aprire o chiudere creando cubicoli, alludendo alla sua esperienza in ospedale. La libera interpretazione dell’ambiente separa e, marcando una distanza tra lo spettatore e ogni singola opera, sensibilizza la contemplazione e amplifica la poetica simbolica di ogni scultura. La rassegna conferma la capacità di Jimmie Durham di relazionarsi con l’antropologia e la natura; quelli che forse sono meno apprezzabili sono i lavori di denuncia, relazionati alla volontà d’emancipazione e liberazione delle minoranze etniche.
Jimmie Durham giustappone oggetti e materiali di qualsiasi tipo, spesso incontrati e conservati in attesa dell’occasione propizia o della giusta composizione (Various Elements from the Actual World, 2009). La fusione è sempre una riflessione sulla cultura materiale del contemporaneo e sulla sua contrapposizione con il mondo armonioso della natura che, come dimostrava nelle celebri azioni in cui distruggeva un’automobile con un macigno, è più incisiva del progresso umano. La pietra è considerata un soggetto con una personalità e connotazioni mitiche, capace di raccontare la propria storia – mediata dall’artista-sciamano – e il trascorrere del tempo (Pedro Delrio, 2013). Un altro elemento importante è la plastica modellata dall’artista per unire i materiali della composizione e conformare piccoli totem, accordando il mondo naturale a quello artificiale.
I suoi lavori utilizzano le qualità intrinseche della materia per mettere in dubbio la nostra interpretazione quotidiana. L’accostamento degli elementi non è mai frutto del caso: come in un rito, l’artista seleziona frammenti per determinare il racconto che gli interessa evocare. Spesso l’attivazione dell’opera è facilitata dall’inserzione di un testo che dichiara esplicitamente il suo funzionamento (I will try to explain, 1970-2012).
La mostra seduce perché allontana lo spettatore dalla realtà, lo spazio espositivo si trasforma in contemplativo promuovendo la captazione di un altro modo di percepire il mondo. Jimmie Durham inserisce il proprio pubblico in un gioco: le opere, che in un primo momento sembrerebbero capricci, seducono e acquistano valore, un significato che va oltre la pura letteralità. Attraverso l’esperienza soggettiva che riattiva un’attività sensoriale autonoma.
Romina Viggiano
Città del Messico // fino al 23 marzo 2013
Jimmie Durham – Varios y Diversos
KURIMANZUTTO
Gob. Rafael Rebollar 94
+52 (0)5255 52562408
[email protected]
www.kurimanzutto.com
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