L’Italia e Paik: cronaca di un amore

C’era una volta l’Italia, meta obbligata per gli artisti d’avanguardia, attirati da un vivace mecenatismo privato. Eventi e opere ormai storicizzate sono oggi perle da gustare e riscoprire. A Modena si ricorda questa felice joint venture, fino al 2 giugno.

Nam June Paik (Seoul, 1932 – Miami, 2006) e l’Italia. A vent’anni dal conferimento del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, a Modena si individuano con lucidità i due motivi di questo consolidato rapporto. Il primo è l’ammirazione del coreano per la nostra tradizione musicale: “In un’Opera c’è tutto: la musica, il movimento, lo spazio. Così, se un’operazione di arte elettronica riesce con successo, ritengo che debba essere considerata un’Opera elettronica”, dichiarava l’artista.
Fine Anni Cinquanta: Paik, arrivato da poco in Europa ma affascinato già da Schönberg e poi da Stockhausen, rimane fulminato sulla via dell’indeterminazione e del caso, incontrando a Düsseldorf John Cage e Dada. E così converge in Fluxus. Per mostrare la sua ammirazione, a Cage taglia la cravatta durante un’azione pubblica. All’Italia dunque è andata meglio.

Nam June Paik, Luciano Pavarotti, 1995 - coll. privata

Nam June Paik, Luciano Pavarotti, 1995 – coll. privata

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Elena Tonelli

Modena // fino al 2 giugno 2013
Nam June Paik in Italia
a cura di Silvia Ferrari, Serena Goldoni e Marco Pierini
GALLERIA CIVICA
Corso Canalgrande 103
059 2032911
galcivmo@comune.modena.it
www.galleriacivicadimodena.it

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Elena Tonelli

Elena Tonelli

Nata a Trento nel 1985, dopo il diploma classico si è laureata in Storia e Tutela dei Beni Culturali nell’Ateneo di Padova con una tesi sulla critica tedesca a Fernand Léger (2008). Trasferita a Bologna per seguire la magistrale in…

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