Mondo Uomo Dio. All’incrocio di dilemmi esistenziali si pone “faccia a faccia”, antologica di Mario Ceroli (Castelfrentano; 1938) presentata al Mambo di Bologna. A introdurla è l’immagine immortalata da Aurelio Amendola dell’artista disteso sulla sua Primavera, un parallelepipedo racchiuso e ordinato di fusti di legno. È un uomo vitruviano che ha però gli occhi rivolti verso l’alto. Proiettandosi al di là della materia, dà avvio al dialogo metafisico su cui si regge la mostra. Volontà raziocinante dell’uomo e infinito che sfugge.
All’interno di un museo-cattedrale si dispiega un confronto tra le opere più sui temi che sulla cronologia. Nessuna monumentalità ieratica neanche nelle installazioni ambientali che invadono la Sala delle Ciminiere. Uno spirito performativo e dinamico connota infatti la produzione principale di Ceroli. Il saper rappresentare come nessun altro la massa che avanza in un unico blocco, attraverso una riduzione capace di spogliare l’idea dalle sue incarnazioni individualizzate. La forza che emerge dall’avanzare della massa in Cina, la moltitudine di fragili bandiere piantate nella sabbia ordinate secondo i 365 giorni dell’anno in Progetto per la pace, il tumulto della guerra nella celebre Battaglia, in cui la prospettiva rinascimentale è citata dalla griglia di tavole: il tutto è frutto di una volontà di ridurre in termini razionali qualcosa che va oltre i limiti umani. Immagini potenti che saturano lo spazio.
Il leitmotiv del ritorno all’archetipo parte dalle sagome per muoversi all’interno di quel mondo di prime rappresentazioni condivise che ha a che fare con l’inconscio collettivo junghiano. A cavallo tra Pop Art e Arte Povera con un anticipo sulla Minimal Art, Ceroli non è l’unico a essere stato colpito da queste suggestioni. I gesti tipici di Sergio Lombardo e le sagome di metacrilato di Gino Marotta ne sono ulteriori interpretazioni.
Archetipi del mondo appaiono Mappatondo e Mappacubo, 1966 posti a confronto con i recenti quadri-mappe, profusione di un cromatismo a lungo respinto. Dagli scheletri del mondo i vuoti prendono vita sulle pareti in Planisfero e Mappamondo, 2010 come terre emerse e mari.
La mostra prosegue tra assenza ed esplosione di colore. Le terre colorate de Le bandiere di tutto il mondo riducono il colore allo stato primario precedente la percezione. Partito dalla materia per toccare il cielo, il percorso si conclude con la griglia di scale. Una sola di vetro diviene simbolo di questo dialogo metafisico su origine e direzione.
Antonella Palladino
Bologna // fino al 1° aprile 2013
Mario Ceroli – Faccia a faccia
a cura di Gianfranco Maraniello
MAMBO
Via Don Minzoni 14
051 6496611
[email protected]
www.mambo-bologna.org
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