Non c’è più rispetto. Soprattutto in Messico
Museo d’Arte Carrillo Gil, Città del Messico. I lavori dei sedici artisti in mostra evidenziano i limiti e le convenzioni dell’istituzione artistica. In una rassegna che non vuole confondere lo spettatore. Al contrario, propone discorsi semplici che, con gesti a volte divertenti e spesso radicali, pretendono di rendere consapevoli e indurre a riflettere sulle problematiche più attuali del mondo dell’arte. Fino al 28 aprile.
La collettiva presentata al secondo piano del Museo d’Arte Carrillo Gil rilancia l’istituzione nel dibattito internazionale. Come indica il titolo – Los Irrespectuosos/ The Disrespectful / Die Respektlosen – sono esposte opere di artisti di varia nazionalità che trasgrediscono le leggi implicite del campo artistico. La cittadinanza non è l’unica cosa che li distingue; il curatore Carlos Palacios ha infatti riunito creatori di differenti generazioni.
Los Irrespectuosos si apre con due opere “storiche” che, concettualmente e ironicamente, si appropriano dell’arte istituzionalizzata: una poesia visuale (1981) del gruppo Texto Poético di Valencia e l’anti-film girato in occasione della partecipazione a Documenta V (1972) dall’eclettico messicano Juan José Gurrola. Quest’introduzione “non-oggettuale” si concretizza nella molteplicità delle azioni dei più giovani, che fanno risaltare le incongruenze della struttura funzionale dell’arte e sollecitano un cambio d’orientamento in ciò che la conforma.
L’atteggiamento insolente degli artisti parodia e critica la staticità della storia dell’arte canonica, come nelle video-performance del colombiano Iván Argote, il quale – collocando in una sala del Centre Pompidou una radio – inizia a ballare davanti alla Croce nera di Malevic (Feeling, 2009) o, con un velocissimo gesto, “ritocca” con lo spray i quadri neoplastici di Modrian (Retouch, 2008), in realtá protetti da un vetro. La semplicità dell’azione illustra la provocazione nei confronti delle istituzioni museali, che negano la possibilità di produrre soggettività, e del pubblico ormai abituato alla condizione d’intoccabilità dell’arte.
Similmente divertente e autoriflessivo è il video The kiss (2007-2010) dell’austriaca Maria Anwander: l’artista entra al MoMA di New York come visitatrice e “regala” alla parete un bacio passionale, successivamente incolla un’etichetta fac-simile a quelle della collezione, cosicché senza permesso riesce a trasformare il suo gesto in “legittimo”, ingannando le regole espositive e il pubblico. Anche Eugenio Ampudia propone due proiezioni che con la finzione si avvicinano a questi concetti: in Museum and space (2011) immagina l’edificio del Guggenheim newyorchese trasformato in un’astronave catapultata nello spazio, alludendo all’espansione della sua dinamica culturale; e in Prado GP (2008) simula digitalmente un rally di moto tra le sale del museo madrileno, riproducendo un “giro veloce” come quello dedicato dagli spettatori all’osservazione artistica.
L’insolenza burlesca continua con i lavori di Natalia Ibáñez Lario, Óscar Santillán, Diego Piñeros, Cristian Segura, Jason Mena, Iván Candeo, Bernd Krauss, Óscar Cueto e il collettivo messicano Metapong. La situazione problematica, che sta avendo ripercussioni penali, riguarda la presentazione dello stencil utilizzato, nello scorso giugno, per vandalizzare una tela di Picasso; Uriel Landeros si è difeso pubblicamente dichiarando che la sua intenzione non era rovinare l’opera e nemmeno insultare il museo, ma solo proporre un’“azione attivista” per dare voce al popolo.
Speciale rilevanza visiva occupa il doppio allestimento: una parte realizzata dal curatore, l’altra dedicata al progetto artistico del virtuoso Pablo Rasgado, il quale ricava un percorso caotico che risulta dalla somma degli ultimi otto allestimenti di mostre organizzate al MACG. Rasgado, riconstruendo i muri con le rovine dei vecchi cartongessi, crea una composita installazione in situ, che configura e riavvalora espressivamente lo spazio espositivo, promuovendo un’innovazione museografica che può essere ispirazione per nuove libertà.
Il museo d’arte contemporanea Carrillo Gil, come molte altre istituzioni, assorbe la ribellione degli artisti utilizzandola come tema di mostre e dimostrando la sua flessibilità nell’accettare le critiche. Tale operazione sembra promettere il mutamento dello spazio museale dal sacro al democratico; non assicura però la sua trasformazione effettiva, poiché potrebbe essere solo una strategia neutrale. Dall’inizio del secolo scorso, quando Duchamp questionò il potere del sistema dell’arte, pochi sono stati i cambiamenti e, al contrario, è diventata tangibile l’alta reputazione che il museo possiede all’interno della società, la quale gli permette di accettare qualsiasi “profanazione”, addomesticando la critica più radicale. Gli interrogativi sollevati da questa mostra vorrebbero minacciare l’invulnerabilità di questo sistema conservatore; per riuscirci, però, è necessaria la complicità e consapevolezza di un pubblico che, andando oltre la provocazione, sappia rispondere (o almeno riflettere) alle sue domande, riuscendo a ripensare la funzione specifica dell’arte e la sua legittimazione.
Romina Viggiano
Città del Messico // fino al 28 aprile 2013
Los Irrespectuosos/ The Disrespectful / Die Respektlosen
a cura di Carlos Palacios
MACG – MUSEO DE ARTE CARRILLO GIL
Av. Revolución 1608
[email protected]
www.museodeartecarrillogil.com
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