I passi rimbombano sotto gli alti soffitti dello spazio di Mimmo Scognamiglio, mentre quaranta opere su carta, tutte quadrate e dello stesso formato, accompagnano il visitatore in un percorso che sembra concepito – forse non a caso – da destra a sinistra, a ritroso nell’analisi di noi stessi. Ogni quadro reca una data precisa ed è chiuso da un bordo nero, come a suggellare un momento unico, finito e irripetibile, entro cui ombre spesso sdoppiate esprimono la sofferenza di un’esistenza alienata e avvolta dal silenzio, evanescente e fragile quanto la sottile carta su cui è impressa, che sembra far emergere talvolta, tra sperduti richiami alla storia dell’Arte (Magritte, Kandinsky, Malevic), caratteri di giornale sbiaditi.
La somma dei quadrati di Max Neumann (Saarbruck, 1949), come la somma delle notizie dei giornali, non ci dà il senso di una Storia: quasi per antitesi rispetto ad altri artisti tedeschi, Neumann sembra dire comunque l’esigenza tutta umana di avere una Storia, perché la nostra società non si continui a configurare solo come un’organizzazione della solitudine.
Giulio Dalvit
Milano // fino al 20 marzo 2013
Max Neumann
MIMMO SCOGNAMIGLIO
Via Ventura 6
02 36526809
[email protected]
www.mimmoscognamiglio.com
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati