Registrare, rincorniciare e resistere
Prosegue fino al 7 aprile al Victoria & Albert Museum una delle prime grandi mostre di fotografia contemporanea sul Medio Oriente. “Light from the Middle East: New Photography”, in collaborazione con il British Museum, espone più di novanta scatti. Dalla rivoluzione iraniana del 1979 ai fotomontaggi digitali della rivoluzione egiziana del 2011.
L’esposizione, suddivisa in tre momenti – Recording, Reframing, Resisting -, intende riflettere in primo luogo sul valore della fotografia come mezzo immediato, universale e accessibile. Il mezzo tramite cui molti artisti hanno scelto di affrontare le sfide sociali e gli sconvolgimenti politici del Medio Oriente contemporaneo. Per molti di loro non si tratta solo uno strumento di documentazione. È qualcosa di più: un onnipresente e potente mezzo creativo che chiede di essere interrogato e indagato.
In mostra c’è una fotografia è color seppia. Mostra una donna con il velo alla metà del diciannovesimo secolo in uno studio fotografico con drappeggi dipinti e pesanti tende sullo sfondo. Indossa il tradizionale abito iraniano, ma con atteggiamento casual, fa per aggiustarsi gli occhiali Ray-Ban che indossa come fosse una starlet moderna in una pubblicità per occhiali da sole. Questo comportamento, oggi si direbbe scontato, rivela in realtà con forte definizione un gesto politico. La fotografia è di Shadi Ghadirian, artista che vive a Tehran. Ci sono altre opere della stessa artista all’interno della mostra, come la donna che posa con una bicicletta, ma che difficilmente riuscirà a guidare indossando la lunga tunica. Questa immagine, per la sua ambientazione, ci porta dentro alla storia degli studi fotografici in Iran, in un tempo difficilmente immaginabile.
Light from Middle East ci offre immagini di starlet, di Beirut nei giorni più felici, di marinai yemeniti con i loro turbanti e toghe che sembrano re di altri tempi, di soldati egiziani a Tahrir Square. Alcune di queste opere sono chiaramente passate attraverso il processo creativo del collage, della tintura a mano, della doppia esposizione, di Photoshop. E poi, ancora, polaroid e stampe Cibachrome grandi come poster pubblicitari. Non possiamo non notare le bellissime e scintillanti fotografie notturne di Tal Shocat, che ritraggono alberi di melograno, richiamando più le tappezzerie medioevali che i frutteti israeliti.
Tutta la mostra è percorsa da un’intensa, a volte esplicita, a volte velata, enfasi politica. Come potrebbe essere altrimenti? I trenta artisti esposti al Victoria and Albert Museum hanno ci narrano la loro vita e il loro tempo, a partire dalle strade, per raccontare tutta la società. L’esposizione si apre con le immortali fotografie di Magnum Abbas che documentano la rivoluzione in Iran del 1978-1979, e si chiude con Tahrir Square. Le madri dei martiri, ritratte con le foto dei loro figli caduti tra le mani, per sempre giovani, mentre le donne sono visibilimente invecchiate per il dolore.
Light from the Middle East: New Photography è una mostra che vale la pena visitare e non solo per gli appassionati di fotografia. Queste immagini riportano agli occhi e alla mente tutte le notizie con cui i media ci bombardano quotidianamente, ma filtrate attraverso la creatività e lo sguardo di trenta fotografi. L’esatto significato di una fotografia non è sempre ovvio, ma interrogarsi sul mistero e sul fascino di certi eventi e certi rituali resta una sfida aperta per chiunque voglia accettarla.
Francesca Marcaccio
Londra // fino al 7 aprile 2013
Light from the Middle East: New Photography
VICTORIA & ALBERT MUSEUM
Cromwell Road
+44 (0)20 7942 2000
[email protected]
www.vam.ac.uk
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