Sguardi d’artiste. A Verona, oltre i limiti di genere
“Le figlie di Eva” sono sei giovani artiste che, superando un immaginario femminile stereotipato, affrontano le più disparate pratiche artistiche. Con l’intento di analizzare, studiare, approfondire i vari media che vengono indifferentemente dalla storia e dal quotidiano. Alla FaMa Gallery di Verona, fino al 16 marzo.
Se negli Anni Settanta la creatività femminile impiegava la sfera privata come materiale linguistico, il corpo come testimonianza di sé e della propria vita, oggi oltrepassa tutto ciò che ha a che fare con sentimenti, ribellioni, esibizioni. La donna artista trova la propria identità direttamente scrivendo, evocando, costruendo una propria riflessione sulla realtà. Il suo è un “alfabeto scevro da compromessi emotivi”, scrive Andrea Bruciati, presentando la mostra Le figlie di Eva: è soprattutto un atteggiamento che si appropria con spregiudicatezza (e insieme leggerezza) di tutte le pratiche mediali quali il video, la pittura, la fotografia, la performance. L’arte delle donne non è più “l’arte che parla delle donne”: è un’arte che si interroga sui propri statuti e indaga le modalità attraverso cui vengono manipolate e distribuite le immagini.
Così Elenia Depedro impiega lastre di vetro sulle quali sono incise microstorie e le frammenta, portando tutto al limite della percezione, della residualità, della deriva di senso. Mariangela Levita lavora come un writer, coprendo di spray le pagine patinate di Vogue: l’obiettivo è modificare la superficialità della comunicazione in qualcosa di voluminoso, denso, in continua espansione. Giusy Pirrotta costringe lo spettatore a interagire con diapositive trovate: nel suo lavoro non conta ciò che viene mostrato, ma l’analisi del sistema di funzionamento delle immagini.
Paola Angelini si affida a una pittura che si rivela attraverso un vortice di forme e di colori: i soggetti sono però puri pretesti per porre l’attenzione sul linguaggio. Anche Sara Enrico dipinge, ma poi, alla pari di uno scultore, lavora, impasta, ordisce i suoi pigmenti. Tanto che la superficie assume le sembianze di un tessuto o di una pelle palpitante. Silvia Mariotti, infine, realizza fotografie di paesaggi, dove il tempo sembra invariabilmente sospeso e dove ogni dato oggettivo diventa indefinibile e inattingibile.
Luigi Meneghelli
Verona // fino al 16 marzo 2013
Le figlie di Eva
a cura di Andrea Bruciati
FAMA GALLERY
Corso Cavour 25/27
045 8030985
[email protected]
www.famagallery.com
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