Carlo Ciussi e il discorso dell’esistenza
Allo Studio Invernizzi di Milano, una mostra ricorda Carlo Ciussi a un anno dalla sua scomparsa. Le opere storicizzate degli Anni Sessanta, i totem degli Anni Novanta e i lavori recenti realizzati per la personale del 2012 in galleria: un percorso di avvicinamento alla complessa poetica dell'artista, in attesa di un'antologica. Fino al 2 maggio.
Poiché la materia si manifesta come prima condizione dell’esistenza, la pittura di Carlo Ciussi (Udine, 1930-2012) si presenta immobile, ritmata dalla dimensione temporale del presente hic et nunc. La sua non è simbologia, ma piuttosto ammissione dei limiti della conoscenza, ben oltre il principio socratico del “so di non sapere’”. Ogni segno è parola, oltre che semantica dell’impossibilità di comprendere. L’opera di Ciussi blocca l’immaginazione, scredita l’immagine riducendola a segno che s’imprime nella materia come una connotazione indelebile: il segno inchioda la materia nella sua immutabile realtà fisica dell’essere-così, il so-sein husserliano. I totem diventano una via di fuga, la possibilità di liberarsi dalle restrizioni della tela per esprimere con più evidenza come il tempo possieda i caratteri di indefinibilità e di realtà: spazio virtuale e origine per il mondo spazio-temporale.
Ogni opera di Ciussi, che si tratti di pittura o di scultura, è un discorso fatto di segni e colore, afferma cinicamente di “non significare”, ma nel suo continuo mutare, di volta in volta, determina un significato. Perché ogni parola significa (o non significa) nel momento in cui viene parlata, ovvero vissuta (e quindi vista) dallo spettatore.
Deianira Amico
Milano // fino al 2 maggio 2013
Carlo Ciussi – Gli alfabeti dell’inconoscibile
A ARTE INVERNIZZI
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