Cindy Sherman: ritratto dell’artista (di talento) da giovane
Come Alice, anche lei ha trovato il modo di passare attraverso lo specchio. Utilizzando la fotografia e il cinema. Sono in mostra a Merano i lavori giovanili di Cindy Sherman, importanti per capire lo sviluppo della sua ricerca successiva. Da Kunst Merano Arte fino al 26 maggio.
Dopo Vienna e Ginevra, i cinquanta lavori giovanili di Cindy Sherman (Glen Ridge, 1954; vive a New York) fanno ora tappa a Merano. Alcune opere sono presenti anche nella mostra dedicata all’artista americana allestita in contemporanea a Firenze presso il Museo Gucci, ma a Merano la selezione dei lavori si è concentrata negli anni che vanno dal 1975 al 1977. Uno studio preciso e articolato, anche dal punto di vista espositivo, accompagna questa produzione, documentata da un catalogo ragionato (le opere provengono tutte dalla Collezione Verbund).
Gli anni Settanta sono stati importanti per lo sviluppo di numerosi orientamenti teorici, alcuni dei quali sopravvivono ancora oggi. Concetti e istanze come postmodernismo e femminismo, insieme a un inedito uso della fotografia e a una rinnovata concezione dell’opera d’arte, hanno fatto sentire il proprio peso, sia storico che artistico. Cindy Sherman è perfettamente inserita in questo contesto perché è da lì che proviene la sua esperienza artistica primaria. La trasversalità nei settori e nei mezzi espressivi, insieme alla volontà di ricerca che l’artista mette sempre in campo, ha una matrice precisa: nasce da un’attitudine alla trasgressione dei codici e all’irriverenza creativa.
A Buffalo, presso l’Hallwalls Contemporary Arts Center, poco più che ventenne, la Sherman rimase segnata dalla deflagrazione performativa allora praticata da Vito Acconci, ma anche da artiste come Eleanor Antin, Hannah Wilke, Adrian Piper, Lynda Benglis. L’essersi inserita come soggetto nelle loro opere fu la scintilla per una partenza bruciante all’insegna di un percorso d’avanguardia che la porterà a elaborare una riflessione esistenziale che contesta tutti i canoni comportamentali femminili. La serie di piccoli ritratti che scandiscono il fluire della vita di una ragazzina, per arrivare, attraverso tredici passaggi, a una donna adulta completamente assente e distaccata, ne sono un esempio. La strada intrapresa va sempre vista come un’autoanalisi interminabile che accresce la coscienza del femminile e convive con una vena ironica e surreale. Ironia tagliente che rivolge verso il mondo, la società e l’arte stessa, come in Air shutter release fashion (1975), pura azione dadaista. La mostra esige un’attenzione particolare perché presuppone un cammino di riflessione sull’opera di un’artista che concede poco o nulla alla narrazione corrente, omologata in ruoli e abiti mentali tipici della deriva sociale contemporanea.
Claudio Cucco
Merano // fino al 26 maggio 2013
Cindy Sherman – That’s me. That’s not me
a cura di Gabriele Schor
Catalogo Hatje Cantz
KUNST MERAN/O ARTE
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