La parola corpo secondo un giovane cubano
Da un lato, il colossale film “Tristanoil” di Nanni Balestrini. Dall’altro - sempre al Museo Nitsch - la performance di un giovanissimo cubano. Insieme a lavori e documentazioni di opere precedenti. Carlo Martiel è a Napoli fino al 22 aprile.
Legato al corpo, a una “spietata topia” che non lascia scampo, a un conduttore di energie etiche ed estetiche che servono a condensare (attraverso il dolore) diaframmi riflessivi di varia natura, Carlos Martiel Delgado Sainz (La Habana, 1989) pone al centro del proprio discorso i concetti chiave – l’alterità, il multiculturalismo e il post-colonialismo, ne sono alcuni – del panorama planetario attuale.
Con Punto di Fuga, la sua prima personale europea curata da Eugenio Viola per gli spazi del Museo Nitsch, Martiel propone ora una nuova performance che lascia, ancora una volta, senza respiro. Quasi a costruire una riflessione sui principi basilari della geometria descrittiva (e particolarmente sul concetto di estrusione: “Se sposto il punto da A a B, creo una linea”), l’artista celebra l’uomo vitruviano. Difatti, forzando le due forme perfette (il cerchio e il quadrato) entro le quali si iscrive la figura di Leonardo, Martiel ridisegna lo spazio mediante un punto di vista, un punto di fuga appunto, che è il corpo umano. Un corpo dal quale partono a raggiera una serie di linee che stirano lo sguardo e spingono verso fuochi esterni. Come punti in movimento che si trasformano in linee, gli 88 punti cuciti nella pelle dell’artista con filo di lana (punti che agganciano e partono da torace, schiena, braccia, gambe) propongono traiettorie reali, minime entità spaziali che ridisegnano l’ambiente partendo da un unico fuoco e creano un griglia che scompagina e svuota la rappresentazione per farla diventare presentazione.
Nel suo lavoro “il contesto di appartenenza e la consapevolezza del proprio corpo sono sempre presentati come il prodotto mutevole di processi attributivi complessi”, suggerisce Viola nel testo di presentazione alla mostra. Accanto a questa azione organizzata al piano terra del museo, una serie di lavori e videodocumentazioni proiettate su grandi schermi – Horror Vacui, la performance del 2012 organizzata per la Biennale di Liverpool, Quatro Paredes (2011), Prodigal son (2010) che gli vale il Premio Arte Laguna 2012, A donde mis pies no lleguen (2011) e Lastre (2012) – inghiottono infine lo spettatore per spingerlo, assieme a una serie di fotografie e ad alcune installazioni, in una ritualità e in una temperatura mentale (quella dell’artista) in cui la sofferenza si fa controllata accusa estetica, l’ira lascia il posto alla quiete, la violenza diventa gentilezza, amara consapevolezza, pensiero radicale sull’uomo, sulle basi del proprio silenzio.
Antonello Tolve
Napoli // fino al 22 aprile 2013
Carlos Martiel – Vanishing Point
a cura di Eugenio Viola
MUSEO NITSCH
Vico Lungo Pontecorvo 29d
081 5641655
[email protected]
www.museonitsch.org
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