Le interferenze di Roberto De Pol
In arte contemporanea non si butta via niente. Che si tratti dei cavi elettrici o delle sedie dell’ufficio della galleria. Per non parlare degli “scarti” delle opere mostrate nella precedente mostra. Roberto De Pol a Venezia, alla Galleria Michela Rizzo, fino al 21 maggio.
Una combinazione di suoni perennemente mutevole altera la percezione degli ordinati spazi della Galleria Michela Rizzo di Venezia, accompagnata dal continuo lavorio di macchine effimere che suggeriscono storie forse mai accadute. Roberto De Pol (Manheim, 1977) realizza una mostra personale che si configura come una vera e propria narrazione: le opere comunicano tra loro attivandosi a tempi regolari, creando interferenze nella percezione del suono e della memoria.
Ci racconta l’artista: “Lo spazio influisce sempre sul mio lavoro. Non esiste un lavoro uguale a un altro anche quando uso gli stessi materiali, e questa malleabilità è inevitabilmente legata allo spazio. Quando penso allo spazio mi piace pensare che questo non sia dato esclusivamente dalle mura della galleria e dalla dislocazione delle stanze, che comunque sono stati determinanti nello sperimentare un’esperienza emotiva specifica per quell’architettura”.
Cos’è dunque lo spazio per De Pol? “Quando penso allo spazio penso anche alle cose che ci sono dentro, come i cavi elettrici dell’illuminazione che, tagliati e riassemblati, possono diventare prolunghe; le sedie dell’ufficio che possono trasformarsi in un buon punto d’appoggio, oppure pezzi di legno di vecchie strutture usate nelle mostre precedenti come il rovere, scarto di un lavoro di Richard Nonas”.
Filippo Lorenzin
Venezia // fino al 21 maggio 2013
Roberto De Pol
a cura di Elena Forin
MICHELA RIZZO
Fondamenta della Malvasia Vecchia
041 2413006 / 335 1643181
[email protected]
www.galleriamichelarizzo.net
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati