Markus Raetz: viaggi nell’inconscio
L’ambiguità della materia e dei segni si manifesta poeticamente nelle opere di Markus Raetz, decano dell’arte concettuale. Subcosciente, trascendente e sottilmente ironico come solo un artista svizzero sa essere. Tra anamorfosi, mobiles e incisioni, ritorna alla galleria De Cardenas di Milano fino all’11 maggio.
C’è qualcosa che ondeggia sempre nei lavori di Markus Raetz (Berna, 1941): spostandosi da un’idea oggettiva a un approccio concettuale siderale, per poi quasi lambire derive purovisibilistiche. Eppure, nella selezione di lavori presenti in mostra, che coprono all’incirca un trentennio di produzione, la sensazione che più si avverte è che tali differenti registri siano in realtà subordinati a un’intuizione più complessiva e poetica, che in lavori come le serie di incisioni rivela reminiscenze surrealistiche, inconsce e imponderabili.
L’artista svizzero, che lungo la sua carriera ha esposto in musei e mostre prestigiose (ad iniziare dalla leggendaria Documenta 5 del 1972), sembra ritornare fissamente e diligentemente in quel solco di matrice tutta tedesca che lungo la storia ha accomunato Dürer, Ernst, i rigorosi studi di Arnheim sulla percezione visiva e ovviamente il matematico Möbius, omaggiato qui nel bronzo Ring che come una particella elementare diventa la sintesi di tutto il mondo di Raetz.
Riccardo Conti
Milano // fino all’11 maggio 2013
Markus Raetz
MONICA DE CARDENAS
Via Francesco Viganò 4
02 29010068
[email protected]
www.monicadecardenas.com
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