Merz (Marisa) e Gladstone (Barbara). Coppie di polso a New York
Poesia a regola d’arte per Marisa Merz alla Gladstone Gallery di New York. Sulla 24th strada, in un opening non troppo affollato, opere degli Anni Novanta si accostano a lavori più recenti. Per una mostra che lascia il segno, allestita fino al 18 maggio.
Scatta l’ora delle inaugurazioni e le strade di Chelsea sono più chiassose del solito. Forse è anche grazie al contrasto tra il fuori e il dentro se le opere di Marisa Merz (Torino, 1931) in mostra da Gladstone sembrano pervase da un clima particolarmente magico. Oltre le vetrate oscurate da pannelli bianchi della galleria, infatti, l’aria elettrica e frastornante dei marciapiedi di New York si dissolve in un instante come quando ci si lascia alle spalle una coltre di nebbia. L’inaugurazione non è particolarmente affollata, piuttosto gruppi non troppo densi di persone entrano e escono dalla galleria con andamento continuo e armonico.
Tra pittura e scultura, la selezione delle opere segue un livello di poeticità profondo in cui lavori più recenti sono accompagnati da altri risalenti agli Anni Novanta. Splendido il contrasto tra la visione di Untitled (2010), due pannelli appoggiati dove la figura di una donna è ritagliata da un rosso acceso e vorticoso che si staglia sul muro bianco della galleria, e l’installazione di un fiore opaco posato sul pavimento e i cui petali morbidi sembrano essere stati disposti delicatamente a raggiera da una brezza anomala.
Una mostra che parla di un’arte al femminile e in cui le emozioni attraversano la mente dello spettatore in punta di piedi, per poi trovare un angolo dove insediarsi e rimanere. È difficile, infatti, non ripensare a quei volti sfuggenti eppure immediatamente riconoscibili, dove le linee astratte sono tutt’uno con i diversi materiali utilizzati. Volti dolci e seducenti, fragili e allo stesso tempo potenti, slegati da un contesto narrativo, fluttuanti in un tempo sospeso eppure veritieri di identità terrene in cui riconoscersi.
Nonostante il variare dei materiali e delle forme, nonostante quella sensazione di movimento anche brusco e violento di certe opere, esaurito il percorso espositivo della Gladstone Gallery si è pervasi da un equilibrio che lascia straordinariamente appagati. Forse perché, senza inizio e senza fine, è un equilibrio che non si basa su un punto perfetto da raggiungere e in cui stare, ma che invece oscilla come il respiro, sempre diverso eppure sempre uguale.
Veronica Santi
New York // fino al 18 maggio 2013
Marisa Merz
GLADSTONE GALLERY
515 West 24th Street
+1 (0)212 2069300
[email protected]
gladstonegallery.com
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