Please touch. L’arte da toccare di Piero Gilardi
Le opere di Piero Gilardi degli ultimi cinque anni sono un compendio di tutto quello per cui è nato il PAV di Torino: la tecnologia, l’ambiente e la partecipazione del pubblico. Dove il cambiamento climatico diventa un tronco impazzito. In mostra fino al 28 aprile.
“Il fil rouge di questa serie di lavori è iniziato nel 2008”, scrive Piero Gilardi (Torino, 1942) nella prefazione del catalogo Piero Gilardi. L’uomo e l’artista nel mondo, edito da Prinp, “quando, con l’apertura al pubblico del Parco d’Arte Vivente, si è per me concluso l’impegno totalizzante dello sviluppo, del finanziamento e della realizzazione di quello che, poco prima, era ancora soltanto un ambizioso progetto”.
Le opere in questione sono proprio quelle realizzate dall’artista dopo l’inaugurazione di questo luogo che “più che un museo è un laboratorio, un centro d’arte contemporanea”, interessato alla bioarte, a tutta quella ricerca e pratica artistica connessa al dibattito ecologico in corso.
Mentre la recente mostra Effetti Collaborativi (1963-1985) al Castello di Rivoli intendeva sottolineare la militanza politica di Gilardi, concentrandosi sul contesto storico, qui si è voluto riportare l’attenzione sulle opere vere e proprie, ricollocandole in un presente che è quello legato al tema dell’ambiente e della relazione in senso stretto. Il pubblico è infatti una componente fondamentale per l’artista, che invita a toccare i suoi lavori e a interagire con le sue creature che, al di là dell’aspetto ludico, nascondono una complessa progettazione tecnologica.
Ad esempio, Ipogea è un’installazione a forma di cono vulcanico in poliuretano, con all’interno un apparato sonoro e illuminotecnico che si attiva al contatto con la luce di una torcia elettrica, dopo essersi letteralmente tuffati dentro. L’opera nasce da un’esperienza direttamente vissuta dall’artista durante un’escursione nella grotta speleologica di Bossea, nelle Alpi liguri, la cui particolarità consiste nell’essere stata scavata da un fiume sotterraneo. Una memoria visiva che l’artista ha associato anche a un fatto di cronaca: il salvataggio di 33 minatori cileni bloccati per 70 giorni nella miniera di San José. Un evento che Gilardi ha interpretato come una rinascita dell’uomo, uscito rinvigorito dal contatto con le viscere della Terra.
Anche il ritrovamento di un fossile marino può diventare lo spunto per un’opera come Tiktaalik, un lungo parallelepipedo sul quale sono collocati, specularmente, lo scheletro di un pesce e uno spazio per esercitazioni ginniche a uso del pubblico. Un modo giocoso per dimostrare la similitudine tra le flessioni del corpo dell’uomo e il movimento evolutivo del nostro antenato marino. Tutte opere dove l’uso del coinvolgimento fisico ed emotivo mira a saggiare la nostra consapevolezza ecologica. E magari a farne tesoro.
Claudia Giraud
Torino // fino al 28 aprile 2013
Piero Gilardi – Recent works 2008-2013
a cura di Claudio Cravero
Catalogo Prinp
PAV
Via Giordano Bruno 31
011 3182235
[email protected]
www.parcoartevivente.it
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