La linea serpentinata barocca, lontana dalle certezze granitiche del Rinascimento, secondo Deleuze riconduce sempre l’uno all’altro i due piani del reale: una linea inclusiva, attorno a cui si crea uno spazio liminale in cui nasce la vita. Non è un caso che tutti i materiali usati da Pier Paolo Calzolari (Bologna, 1943) abitino proprio questa dimensione epifanica e impalpabile, sospesa tra vita e morte, presenza e assenza, matericità e dissolvimento: neon, foglie secche, uova pierfrancescane, candele à la De La Tour, ghiacci e metalli corrosi sono simboli del continuo e imprevedibile divenire delle cose e dei loro destini.
Quadri di sale dal titolo evocativo di Mothia, che navigano agilmente tra concettualismo, Miró e Robert Ryman, interrogano sui giochi della sorte, che hanno portato un giovane efebo greco, dall’identità sfuggente, su quell’isola, mentre il ricordo corre al suo indimenticabile incanto idillico e alle saline di Marsala che la circondano, come panneggi di seta cangiante che chiedono di essere toccati.
Giulio Dalvit
Milano // fino al 25 maggio 2013
Pier Paolo Calzolari – Sur l’aile du tourbillon intelligent
REPETTO PROJECTS
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