Franz West e l’appeal dell’opera d’arte
Scusi, lei, di scultura, che taglia porta? Una retrospettiva esemplare dell’artista austriaco, Franz West, insieme personale e collettiva. Sa d’avanguardia nel momento in cui anche il pubblico fa la sua parte. Al Mumok di Vienna fino al 26 maggio.
Una fama consolidata nel 2011 con il Leone d’Oro alla carriera in occasione della 54. Biennale veneziana. Così l’artista viennese Franz West nel 2012, ormai sessantacinquenne, lavora al progetto di una grande retrospettiva al Mumok di Vienna, alla quale ha già dato un titolo: Wo ist mein Achter? Un titolo dei suoi, ostico alla comprensione, traducibile con approssimazione come: “Dov’è il mio otto?”. Un titolo sfuggente o, meglio, un enunciato incompleto che necessita di chiarimento. Possiamo dare per scontato che per lui questo strano titolo assorbiva e riassumeva il senso del suo lavoro. Insomma, gli oggetti che fanno parte della sua produzione artistica sono da interrogare, con l’impossibilità di arrivare a una risposta univoca, definitiva; tutt’al più sarà un’ipotesi provvisoria, temporanea. Per inciso, quel titolo è celato in forma enigmatica – complicatissima – in un Senza titolo del 2003, un dipinto piuttosto insolito per l’artista, da lui scelto come manifesto per la mostra a cui lavora.
Era il 25 luglio del 2012 quando la vita abbandonò West senza che potesse portare a termine il progetto completo della mostra, ma la strada era già in buona parte tracciata. Che non si tratta, percorrendo oggi la mostra, di una semplice selezione antologica di sue opere, poiché alcune significative installazioni constano di assemblaggi particolari, ovvero di una personale ricombinazione di oggetti prodotti da altri artisti. Come nel caso della doppia installazione Synchronie del 1997 (lato femminile/lato maschile) comprendente lavori di Carla Accardi, Bizhan Bassiri, Jack Bauer, Marcus Geiger, Matthias Hammer, Axel Huber, Roland Kollnitz, Michelangelo Pistoletto, Bernhard Riff, Mariella Simoni, Haim Steinbach, Janc Szeniczei, Meyer Vaisman, Heimo Zobernig. La proposta artistica, quindi, si profila come una continua riattualizzazione delle cose, del loro senso: oggetti generativi attraverso la reciproca contaminazione e il contatto con il mondo, con il pubblico. Altre installazioni, per esempio, si dànno come spazi allestiti con delle comuni sedie di metallo smaltato, ben ordinate, in attesa di un qualche evento; in taluni casi in cui si allude al relax o alla confidenzialità, al contrario, le sedute sembrano scomode e precarie. E ancora altri oggetti-scultura invitano a un intrattenimento ludico, individuale o collettivo. West crea così aperture a molteplici esperienze che appaiono infine come un’inchiesta sul tempo che agisce dentro e fuori gli oggetti, dentro e fuori di noi.
Nella sua carriera d’artista, West entra in scena quando l’Aktionismus viennese ha esaurito la sua efficace esibizione drammaturgica. Con tale movimento lui si pone in un rapporto dialettico, lo supera ma non lo dimentica. Ne analizza il linguaggio, ma il suo lavoro evolve in una sorta di riflessione mentale al cospetto dell’opera d’arte. Infine, vede l’arte come oggetto di stimolo sociale in vista di un’emancipazione del senso comune mediante una reale libertà d’approccio all’oggetto. “Non è importante come l’arte si presenta, ma come si usa”, fu una sua storica affermazione. Tant’è che molte sue opere scultoree, opere tridimensionali, appunto, fatte dei materiali più diversi e quasi arcaici, West le concepisce come un qualcosa da inserire in spazi pubblici o accessibili al pubblico. Soprattutto, sono concretamente esperibili e liberamente disponibili – o almeno dovrebbero esserlo – non solo allo sguardo ma, in conformità alle proprietà dell’oggetto, anche al tatto, all’uso; clamorose, le sculture da “indossare”. E tutto ciò, a completamento, mai univoco, del suo lavoro d’artista.
Franco Veremondi
Vienna // fino al 26 maggio 2013
Franz West – Wo ist mein Achter?
MUMOK
Museumsplatz 1
+43 (0)1 525000
[email protected]
www.mumok.at
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