C’era una volta la Bellezza. Classica, composta, fatta di equilibrio e armonia. La bellezza della Venere di Milo o del Partenone. Il kalòs kai agathòs. E poi la bellezza rinascimentale, il sublime romantico. Ancora un secolo fa, la bellezza era considerata, quasi all’unanimità, lo scopo supremo dell’arte. Da anni l’idea di bellezza sembra invece essere diventata un tabù per gli artisti contemporanei. A volte addirittura un crimine estetico.
L’ingresso nella contemporaneità ci ha costretti a distorcere ogni rapporto equilibrato col bello, condannandoci all’eccesso, al disequilibrio, all’abuso (e ce lo ha spiegato bene Arthur Danto in alcuni saggi fondamentali). Sembra però che a qualcuno sia venuta una certa nostalgia. Almeno agli artisti della collettiva Un’idea di Bellezza, curata da Franziska Nori al CCCS di Firenze. Otto nomi internazionali (Vanessa Beecroft, Chiara Camoni, Andreas Gefeller, Alicja Kwade, Jean-Luc Mylayne, Isabel Rocamora, Anri Sala e Wilhelm Sasnal) propongono altrettante vie diversissime per ripensare il significato e l’esperienza della bellezza oggi. L’insieme è un groviglio di suggestioni, linguaggi e stili lontanissimi. Ma se vi è difficile accettare che il lavoro delicato e intimista di Chiara Camoni conviva con quello più urlato e plateale di Vanessa Beecroft, la soluzione è godere del percorso come di tante piccole mostre nella mostra. Otto brevi personali e otto modi diversi di affrontare il tema.
Si parte con le immagini piatte della pittura del polacco Wilhelm Sasnal, che ritrova il suo immaginario romantico e sublime in paesaggi ai limiti dell’astratto, delineati con poche pennellate lineari, e si finisce a perdersi negli intrecci sospesi e contorti delle fotografie di Andreas Gefeller. Fra Teleportation (2011), l’installazione di Alicja Kwade dove la luce si smaterializza tra lampade e lastre di vetro, e la videoinstallazione di Chiara Camoni Mefite (2005), dove la bellezza della terra si scontra con un terribile sentore di morte, c’è anche lo spazio per una sala didattica dove il visitatore può fermarsi a riflettere sul concetto di bellezza, aiutato da alcuni testi fondamentali e da citazioni sparse sulle pareti.
In bilico tra racconto personale e ricerca sociale, il video di Anri Sala Dammi i colori (2003) documenta invece la trasformazione di Tirana voluta dal sindaco-pittore Edi Rama (amico dell’artista), che nel 2000 scelse di far ridipingere con colori sgargianti le facciate dei palazzi della capitale albanese. Una riflessione ulteriore su “bellezza diffusa” e sul ruolo dell’arte come strumento di trasformazione della vita quotidiana delle persone.
Lontano da ogni pretesa di esaustività, la mostra si presenta come una passeggiata tra le infinite possibilità in cui il bello può ancora essere declinato. E fa piacere scoprire che, in un’epoca che sembra inseguire falsi ideali di bellezza (patinata, omologata, mediatica) quella vera può ancora irrompere all’improvviso e dove meno potremmo aspettarcelo.
Rosa Carnevale
Firenze // fino al 28 luglio 2013
Un’idea di bellezza
CCCS
Piazza degli Strozzi 1
www.strozzina.org
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