Roma Unlimited
Parola d’ordine: grandezza. Solo opere monumentali e maestose sono ammesse nella mostra “Extra Large”, allestita al Macro Testaccio di Roma fino al 5 maggio. Pezzi della collezione del museo si affiancano a lavori provenienti da note gallerie e fondazioni capitoline, per parlare della condizione dell’uomo contemporaneo senza mezzi termini. E senza mezze misure.
“Altezza mezza bellezza”, recita un vecchio proverbio. Ma se l’autorevolezza di un uomo si può valutare in centimetri, lo stesso discorso può valere anche per una creazione artistica? Insomma, sono davvero le dimensioni a fare la differenza? Camminando attraverso i padiglioni dell’ex mattatoio a Roma è impossibile non notare la presenza scenica di molti dei lavori esposti in occasione di Extra Large, l’ultimo progetto targato Macro. Certo l’imponenza sa colpire anche lo spettatore più distratto, ma non sembra una condizione sufficiente a decretarne il vero coinvolgimento.
In Vorkuta di Micol Assaël i metri cubi della cella frigorifera in cui si è invitati a entrare per accomodarsi su una sedia con resistenza elettrica sono un dettaglio di fronte al forte impatto generato da situazioni contrastanti e disarmanti. La maestria tecnica di Pietro Ruffo, la sua abilità nel conciliare la delicatezza di un minuzioso decoro manuale con la forza delle tematiche trattate, ancor più che in grandi installazioni come Youth of Hills , è evidente in opere di piccolo formato, dove un foglio di carta delimitato da una cornice si anima a suon di matita e taglierino, quasi sfidando la sua connaturale bidimensionalità.
Si ha l’impressione che il formato non possa essere il vero filo conduttore dell’esposizione, senza però riuscire a trovare un degno sostituto. La volontà di riscoprire le potenzialità dello spazio è il motore che anima molti degli artisti scelti. Tanto essenziale quanto satura di visioni e reminiscenze culturali è la struttura del lavoro di Pietro Roccasalva: il neon ridefinisce l’ambiente circostante collocandolo in una precisa dimensione temporale. Altrove la storia umana si rivela attraverso costruzioni ostili come The Theatre of Crudelty di Kendell Geers o la grande cella di Vittorio Messina.
Se per spazio poi non intendiamo solo quello tangibile ma anche il luogo dell’immaginazione, l’onirica creazione di Avish Khebrehzadeh, installazione video forse fra le opere maggiormente suggestive, centra in pieno l’obiettivo.
Eppure, ancora una volta, il percorso si interrompe, lasciando che il visitatore si smarrisca in mezzo a una serie di lavori la cui capacità di innescare interrogativi e riflessioni su tematiche diverse è vanificata dalla mancanza di un progetto curatoriale strutturato.
Alla fine il “grande” (in tutti i sensi) protagonista del Macro rimane Big Bambù, opera dei Fratelli Starn che, posta fra i due padiglioni in occasione della sesta edizione di Enel Contemporanea, sembra essere il solo e vero Extra Large a pieno titolo.
Stella Kasian
Roma // fino al 5 maggio 2013
Extra Large
MACRO TESTACCIO
Piazza Orazio Giustiniani 4
06 671070400
[email protected]
www.museomacro.org
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