Schwitters: un tedesco in terra d’Albione
Una mostra alla Tate Britain ripercorre gli ultimi anni di Kurt Schwitters, dalla fuga in Norvegia alla quarentena nell’Isola di Man, dalle opere eseguite a Londra durante la guerra al periodo trascorso nel Lake District inglese. Raccontando la carriera britannica di questo artista eclettico. Fino al 12 maggio.
Kurt Schwitters (Hannover, 1887 – Kendal, 1948) trascorse gli ultimi otto anni della sua vita in Inghilterra, e la sua influenza sull’arte inglese, da Richard Hamilton fino ai giorni nostri, è stata profonda. Era già un artista affermato dell’avanguardia europea di inizio secolo, quando nel 1937 alcune sue opere furono incluse nella mostra Arte degenerata dal governo nazista, episodio che lo convinse a lasciare la Germania per stabilirsi in Norvegia. Scappò poi in Inghilterra nel 1940, quando i tedeschi invasero il paese scandinavo, e lì rimase fino alla morte.
La mostra Schwitters in Britain, allestita alla Tate, racconta come l’artista arrivò in Scozia dalla Germania, passando per la Norvegia a bordo di una nave spacca-ghiaccio, e continuò la sua carriera prima da internato nell’Isola di Man, poi nella Londra in tempi di guerra e infine nel Lake District. L’allestimento segue cronologicamente questi vagabondaggi e, attraverso collage meticolosi e raffinati, piccole sculture formali, poesie non-sense e dipinti lirici, emerge il ritratto di un artista veramente multidisciplinare e dotato di un’incredibile leggerezza d’animo, nonstante la sua condizione di fuggitivo. La maggior parte delle opere provengono dallo Sprengel Museum di Hannover e dalle collezioni della Tate, ma anche dal Centre Pompidou, dal Victoria&Albert, dal Museum Ludwig e da numerose collezioni private.
Esponente per eccellenza della tecnica del collage, oltre che dell’arte di metter insieme i ready made più disparati, Schwitters affianca, in opere come En Morn (in prestito dal Centre Pompidou), immagini di riviste popolari a parole ambigue ed emotive, biglietti dell’autobus a confezioni di prodotti vari, con un linguaggio che è già quello di internet o dei film contemporanei.
Schwitters era un artista visionario che riusciva a trovare poesia e bellezza anche in elementi degradati dopo che, prodotti in prodigiose quantità dalla società di massa, venivano da questa scartati. Il movimento da lui fondato (l’arte Merz) – si proponeva di combinarli materiali e oggetti in tutte le modalità artistiche concepibili: collage, assemblaggio, sculture, installazioni, performance e poesia acustica.
Anche da fuggitivo continuò a lavorare con i materiali più disparati: durante il viaggio dalla Norvegia cominciò a sperimentare con piccole sculture fatte di pezzi di legno, sassi e ossa, che erano facilmente trasportabili e “distaccate da ogni luogo” (come l’artista stesso). Prigioniero nell’Isola di Man, Schwitters creava sculture fatte con gli avanzi del porridge per la colazione degli internati. Di questo periodo la mostra presenta anche numerosi dipinti figurativi, vedute tradizionali e ritratti, per esempio quello del compagnio di prigionia Fred Uhlman, dalla Hatton Gallery di Newcastle. Una volta a Londra, Schwitters entrò presto in relazione con artisti e critici inglesi di avanguardia, come Ben Nicholson e Herbert Read; le sue opere furono incluse in importanti collettive come New Movement in Art di cui la mostra propone una selezione di dipinti, provenienti dalle collezioni della Tate, di artisti come Barbara Hepworth, John Wells e Naum Gabo. Una registrazione dell’artista che recita l’Ursonate, sua famosa poesia non-sense, accompagna la visione dei collage esposti in occasione della personale che gli dedicò la Modern Art Gallery nel 1944.
Nonostante tutto, il pubblico e il successo non erano gli stessi di cui aveva goduto in Germania quando il suo nome era associato a movimenti come Dada, De Stijl e Costruttivismo. Nello stesso anno si trasferì nel remoto Lake District, dove continuò a dipingere opere figurative per soldi: Schwitters, una volta collaboratore di Cubisti, Dadaisti e Costruttivisti divenne così membro del circolo di artisti locale dove esponeva i suoi collage.
Nel 1947 il MoMA di New York gli scrisse per comunicare l’arrivo del finanziamento per il suo nuovo Merzbau, un edificio-collage di scultura, archittettura e pittura, di cui già esistevano versioni in Germania e Norvegia, ma che erano andate quasi totalmente distrutte. Passò i suoi ultimi mesi dedicandosi alla costruzione di questa struttura biomorfa in gesso e materiali vari, accumuli di pietre, rami e perfino il cerchione di una ruota. La sua maniera di raccogliere e costruire era istintiva, come quella di un uccello che costruisce il nido. Nel Merzbau voleva estendere l’accumulazione anche all’interno della struttura: una vera e propria casa di detriti. Morì sei mesi dopo, nel giorno in cui gli comunicarono che era diventato cittadino inglese.
Una sala è dedicata alle diapositive delle foto scattate da Richard Hamilton all’unico muro del Merzbau che Schwitters riuscì a terminare e che fu poi spostato alla Hatton Gallery di Newcastle nel 1965. La mostra termina con due installazioni commissionate a Laure Provost e Adam Chodzko dalla Tate e Grizedale Arts, che riflettono sull’eredità di Schwitters nel Lake District.
Gaia Penteriani
Londra // fino al 12 maggio 2013
Schwitters in Britain
TATE BRITAIN
Millbank
London SW1P 4RG
+44 (0)20 7887 8888
visiting.britain&[email protected]
www.tate.org.uk
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