Arti decorative superstar
Oltre trecento opere, fra dipinti, sculture e oggetti, per illustrare la storia dell’arte decorativa italiana dagli Anni Venti ai primi Anni Cinquanta. È la nuova esposizione della Fondazione Ragghianti di Lucca, che mette in scena un allestimento da visitare con calma visto il corposo numero delle opere esposte. Fino al 6 ottobre.
Lungo il percorso di La forza della modernità. Arti in Italia 1920-1950, che si snoda in dodici sezioni articolate in ordine cronologico e tematico, si può ammirare il passaggio dalla tradizione classica delle opere nelle prime stanze alla modernità di quelle nelle ultime, opere in cui la forma spesso è un vago ricordo. Una trasformazione di tecniche e modalità espressive, una variazione di gusto che avviene in modo soft e non fa percepire un distacco forte fra la prima e l’ultima opera; ciò che si avverte è invece una progressiva e naturale evoluzione.
L’esposizione suggerisce ciò che cronologicamente parlando verrà subito dopo, cioè il passaggio dall’artigianato di rango elevato, che produceva opere per un pubblico alto borghese e nobile, a quello che sarà il design industriale della produzione in serie, quando il pubblico si amplia e l’arte entra nella quotidianità di tutti.
Si respira subito lo spirito dell’allestimento non appena si entra nella prima stanza, in cui una parete è occupata dalla grande tempera su carta di Galileo Chini Studio preparatorio per la decorazione dello scalone delle Terme Berzieri a Salsomaggiore, cui fanno eco altre opere come Notte d’estate di Luigi Bonazza e oggetti d’arredo che, forgiati da artisti come Umberto Bellotto e Carlo Rizzarda, diventano vere e proprie sculture. Non si può non rimanere affascinati dai lavori che affollano le sale immediatamente successive: l’erotismo innocente, efebico e peccaminoso di Idoletto di casa di Giovanni Prini e la sensualità che scaturisce da La Pisana di Arturo Martini. Allo stesso tempo non si può non sorridere di fronte all’ironia che emerge da opere come le ciotole di Mario Sturani, Trionfo di Bacco di Giovanni Grande e Portatori d’uva di Pippo Rizzo, emblema dell’arte decorativa fine a se stessa. Impressionante la produzione di vasi, che richiamano innumerevoli stili, da quelli più classici a quelli di stampo futurista, e di pezzi d’arredo che ritraggono animali, come il Gallo di Alessandro Mazzucotelli e la simpatica Lontra e salmone su un piatto di Felice Tosalli. Risaltano inoltre le opere di Guido Andlovitz e di Gio Ponti (non a caso è stato utilizzato un particolare del suo ipnotico Orcio Prospettica per la locandina della mostra).
Gianmarco Caselli
Lucca // fino al 6 ottobre 2013
La forza della modernità. Arti in Italia 1920-1950
a cura di Maria Flora Giubilei e Valerio Terraroli
FONDAZIONE RAGGHIANTI
Via San Micheletto 3
0583 467205
[email protected]
www.fondazioneragghianti.it
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