Carlo D’Orta va in ufficio
Allestita in un luogo insolito – gli uffici della società che organizza l’evento – la personale di Carlo D’Orta si presenta come un percorso da scoprire poco a poco avventurandosi tra corridoi e sale. Le fotografie in esposizione, al confine tra figurazione e astrattismo, sono in mostra fino al 12 luglio.
Partendo dalla concretezza della moderna architettura urbana (l’inorganico, appunto), Carlo D’Orta (Firenze, 1955; vive a Roma) indaga la realtà del micromondo che si cela dietro a essa, suggerita da quei punti di collegamento tra interno ed esterno che alludono a un “oltre” non visibile ma comunque presente e vibrante. Geometrie che nascondono ma che, al contempo, sono esse stesse vita. Così, anche le distorsioni create dai riflessi delle vetrine dei negozi o degli specchi dei grattacieli, in una sorta di puzzle dai confini ondulati e irregolari, trasmettono un’idea di movimento e liquidità (di richiamo futurista-surrealista) che sembra alludere alla vita pulsante racchiusa in essi, ma anche a un mondo virtuale e magico che simboleggia la capacità dell’uomo di sognare. La stessa rielaborazione dei colori in postproduzione avvicina le opere al concetto di “fotografia pittorica”, sempre in bilico tra reale e metafisico.
Di grande effetto anche le installazioni (S)composizione Londra #1 e Colonia Piazza #9, con cui l’artista, “smontando” parti di immagine bidimensionale, riporta lo spettatore all’interno di uno spazio tangibile in continua trasformazione: un luogo non solamente fisico ma anche interiore.
Francesca Colaiocco
Roma // fino al 12 luglio 2013
Carlo D’Orta – La biologia dell’inorganico
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