Fondazione Prada. Celant remixa Szeemann
La Fondazione Prada riporta a Venezia gli Anni Sessanta, con una mostra che nel 1969 segnò profondamente la storia dell’arte (e diede vita alla figura del curatore). Però il dubbio c’è: semplice remake o rilettura di una esposizione, ormai decontestualizzata? Per vederla e valutarla, c’è tempo fino al 3 novembre.
Mettiamola così: solo in alcuni rarissimi casi il remake riesce più dell’originale; che sia una canzone, un film, un’opera teatrale o una mostra. Adesso facciamo un passo indietro di circa quarant’anni: siamo nel 1969 al Kunsthalle di Berna. In questo museo sta per accadere qualcosa di rivoluzionario nella storia dell’arte: Harald Szeemann è il curatore della mostra Live in your head. When attitudes become form, ma non sarà un’esposizione qualunque. Anzi. Qui, per la prima volta, prende vita l’accezione che diamo oggi alla parola ‘curatore’; la mostra, inoltre, viene concepita come medium linguistico, oltre che visivo.
Per intenderci: chi entrò in quel museo stava assistendo a qualcosa di assolutamente innovativo e mai visto. Opere a parte, la poetica e il fine di quella mostra erano cambiare il modo di vedere l’arte, ma soprattutto portare l’atto curatoriale su un piano superiore del processo espositivo.
Il senso di quella mostra è strettamente collegato con la data in cui fu svolta. Oggi, quarant’anni dopo, la Fondazione Prada ripropone quella sensazionale rassegna nei (bellissimi) spazi di Ca’ Corner della Regina, a Venezia. La domanda sorge spontanea: semplice remake o complessa (e azzardata!) rilettura di una delle mostre più rivoluzionarie dell’arte? La risposta potrebbe essere nel mezzo. Se da una parte c’è l’impossibilità culturale e materiale di creare stupore nel visitatore (cosa che invece accadde e doveva accadere nel 1969), dall’altra c’è la sfida della Fondazione Prada di dare vita a un progetto difficile e ambizioso.
La mostra When attitudes become form: Bern 1969/ Venice 2013 è la fedele riproposizione, in scala 1:1, dell’esposizione svizzera di Szeemann. Non cambia nulla: stessi artisti (non tutti), stessa idea curatoriale, stesso allestimento. Cambia solo il luogo. Il dialogo tra architettura veneziana e opere concettuali non è da sottovalutare, una sorta di occupazione pacifica. Il nuovo display in cui la mostra è allestita dovrebbe indurre il fruitore alla rilettura dell’originale. La mostra, dunque, può ridursi a un ready made o elevarsi a qualcosa di mirabile. Dipende anche dal fruitore.
Tra le opere esposte (siamo in piena post-pop e post-minimalismo) ci sono lavori di Alighiero Boetti, Joseph Beuys, Pier Paolo Calzolari, Marinus Boezem, Walter De Maria, Mario Merz, Bruce Nauman, Pino Pascali e Sol LeWitt. Una selezione non indifferente. Il valore storico della mostra veneziana (quasi) impone di visitarla, il consiglio è cercare di immaginarsi negli Anni Sessanta. Magari ascoltando in cuffia Here Come The Sun dei Beatles. E non il remake!
Paolo Marella
Venezia // fino al 3 novembre 2013
When Attitudes Become Form: Bern1969/ Venice 2013
a cura di Germano Celant
FONDAZIONE PRADA
Santa Croce 2215
041 8109161
http://fondazioneprada.org/
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