L’arte a forma di libro
Sarà suggestione, ma al Marca di Catanzaro si sente davvero profumo di libro. L’ingresso, scenico e imponente, anticipa il senso della mostra curata da Alberto Fiz e allestita fino al 5 ottobre. Il libro diventa oggetto contenuto e contemplato. Non più contenitore.
È difficile immaginare un libro senza correlarlo direttamente a un testo, al linguaggio, alla parola, ma al Marca ci sono riusciti. Del contenuto, dunque, non importa, ma del valore intrinseco del libro, della sua storia, della fisicità, della sua ormai evanescente presenza interessa, eccome.
Sbucano allora, nella collezione permanente del museo, un po’ come intrusi, questi libri pensati. Pensati vuoti, ad esempio, come quello di Vincenzo Agnetti. Pensati da Pier Paolo Calzolari come natura morta con tutte le caratteristiche della vanitas, o impalpabili e leggeri come quello di Gregorio Botta. Intruso dunque fino a un certo punto: saranno anche opere e artisti contemporanei, ma la storia del libro ha radici ben più lontane e quindi così male, fra un dipinto del Quattrocento e uno del Cinqueceto, non ci sta, ma bisogna scovare, osservare e “leggere” per apprezzarne la collocazione.
Ma il senso più intimo della mostra è fra le pareti del piano superiore. L’ imponente installazione di libri sospesi di Richard Wentworth anticipa una full immersion che rende il visitatore parte di una storia. Non manca Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) che, con i suoi vigorosi libri d’acciaio, un po’ fa passar la voglia di leggere, mentre i testi del Cristo Cancellatore di Emilio Isgrò trasformano la scrittura in un linguaggio universale: nessuno legge, nessuno comprende, ma Dio lo deve fare. Deve preservare il linguaggio, redimerlo.
E ancora, il libro diventa installazione, fotografia, si trasforma per dare immagine a tutte le interpretazioni che se ne danno; ma la forma, appunto, non cambia. Un libro è sempre un libro, comunque lo si voglia vedere, resta sempre ciò che è, con quel fascino intrinseco al quale ognuno fornisce la più libera interpretazione. Ne sono conferma i libri di Airan Kang che, al piano seminterrato, diventano neon, ed è li che si scopre la bellezza del riuscire dare forma reale al libro pensato, proprio oggi, ai tempi dei kindle, dei tablet, delle parole in scorrimento.
L’unico momento buio, dopo le mille luci al neon, è scoprire che nel seminterrato hanno messo pure Rauschenberg e Baruchello. Ognuno legge l’arte come meglio crede.
Alessandra Fina
Catanzaro // fino al 5 ottobre 2013
Bookhouse. La forma del libro
a cura di Alberto Fiz
MARCA
[email protected]
www.museomarca.info
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