Modena è in Valsugana
Quattro studenti del master di Fondazione Fotografia Modena in mostra sulle cime trentine. A Telve, con “Baessa 1310. Lagorai Fotografato”, fino al 31 agosto ci sono Filippo Barozzi, Tiziano Rossano Mainieri, Francesco Mammarella e Valentina Alice Sommariva.
Scoprire i vecchi diari di chi ha percorso sentieri spingendosi sulle più alte vette del Lagorai, indagare la natura e la sua evoluzione nell’intrecciarsi di alberi e rocce, cogliere la storia e rivivere con la mente i momenti della Grande Guerra e osservare chi abita in montagna, mettendoli sotto un riflettore per capire il loro rapporto con il mondo. Sono questi i quattro progetti realizzati da quattro studenti del Master di Fondazione Fotografia (Modena) e che fino al 31 agosto sono esposti alla Malga Baessa, nel Comune di Telve.
Iniziamo da quello ideato da Valentina Sommariva, studentessa al primo anno del Master. Nei suoi scatti analizza la varietà umana e naturale, accostando la natura a ritratti di persone che per diverse ragioni vivono nel territorio. “Ho voluto rappresentare la biodiversità”, svela in un video pubblicato su Vimeo e sul sito di Fondazione Fotografia, “e per farlo ho deciso di fotografare sia le persone che abitano e transitano nella catena del Lagorai sia i dettagli del bosco che cambia nelle diverse altitudini. I ritratti sono di tante persone che abitano in questo luogo come i malgari e loro figli, giovani e bambini che tengono un purismo rurale molto forte. E poi ci sono alcune figure di passaggio, come i motociclisti, a cui ho chiesto di inserirsi nel contesto del bosco con le loro tute. Sembrano venire dallo spazio, sono completamente estraniati dal contesto, pur apprezzandolo”.
Filippo Giacomo Barozzi, invece, al secondo anno del Master, ha deciso di puntare l’obiettivo sui registri di passaggio. Per raggiungere i diari di vetta si è spinto sulle cime più alte del Lagorai, fermandosi nei rifugi e nei bivacchi alpini. Anche lui confessa il suo progetto in un video in cui spiega il fascino della sua ricerca, che lo ha tenuto impegnato tra i sentieri di montagna. “Nei diari la gente di passaggio annota pensieri, mette la propria firma e spesso e volentieri scrive stupidaggini. Ho deciso di lavorare su questi diari perché ero interessato a fare un paragone tra diari posti in punti diversi per cercare una differenza di approccio tra una camminata veloce e un passo più duro. Li ho fotografati sul posto, come piccoli still life, e le più grandi differenze le ho trovate nei diari dei bivacchi, perché in quei posti le persone tendono a passare una notte o due, quindi si spende più tempo per scrivere una nota”.
In alcuni tratti, insieme a Barozzi, anche Francesco Mammarella, studente al secondo anno, che per il suo progetto ha ritratto strade e sentieri bellici in ampi paesaggi per mostrare la natura dei luoghi dove i soldati italiani e austriaci si sono affrontati in una logorante guerra di posizione durata tre anni. “Quando decisi di fare questo lavoro, il mio proposito era dare un’immagine visiva alle parole di un testo che lessi per documentarmi circa la Grande Guerra in questi territori della Valsugana. Nel libro mi colpì soprattutto la diversità delle strade che dovevano percorrere i soldati dei due schieramenti. Si parlava di mulattiere, di sentieri, vie ghiacciate, ed era un aspetto che volevo cercare di riproporre in questo lavoro fotografico con lo spirito di mostrare non solo le difficoltà che gli uomini dovettero superare, ma anche per dimostrare che se queste strade cento anni fa erano itinerari di morte e terrore, adesso hanno cambiato completamente il loro significato, assumendo una valenza più che positiva”.
La natura ritorna anche nel progetto di Tiziano Mainieri, studente del primo anno, che ha indagato il rapporto tra alberi e rocce, elementi caratteristici del paesaggio alpino. “Avevo deciso di fare un lavoro sul tempo geologico delle rocce in relazione al tempo del luogo, ma quando ho iniziato a lavorarci mi sono concentrato su alcuni punti più interessanti e mi sono soffermato sulle rocce. Mi ha colpito molto il rapporto tra le pietre e gli alberi che ci crescono intorno e accanto e che le riescono a spaccare con le loro radici. Un rapporto molto particolare, simbiotico, che mi ha coinvolto nel progetto e nell’ambiente”.
Silvia Parmeggiani
Telve // fino al 31 agosto 2013
Baessa 1310. Lagorai Fotografato
MALGA BAESSA
059 239888
[email protected]
www.fondazionefotografia.it
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