La scelta di articolare lo spazio in più sezioni tematiche restituisce immediatamente il senso di una compresenza di sollecitazioni eterogenee. La prima sala, dedicata a Gabriele D’Annunzio, ospita opere di artisti che sono la diretta espressione di una sensibilità decadente, di un gusto per l’introspezione che si tinge di un quid di immaginifico e vagamente visionario, ma anche di una componente sensuale tanto evocativa quanto sottilmente inafferrabile. D’altra parte, il fervore culturale di impronta internazionale che permeava l’atmosfera del Caffè Greco non poteva che favorire questo genere di interazioni, in nome del comune interesse per gli sviluppi della pittura simbolista d’oltralpe.
Interessante anche la sezione relativa al Futurismo, dove riviste come L’Italia Futurista o Valori Plastici sono poste in diretta relazione con le opere circostanti, in un felice gioco di rimandi. Non meno suggestiva la parte riservata al Realismo magico, dove la poetica di Massimo Bontempelli è in perfetta consonanza con i soggetti raffigurati: “Il mondo immaginario si verserà in perpetuo a fecondare e arricchire il mondo reale” (Bontempelli). Una dimensione fantastica da riscoprire nella quotidianità, con effetti stranianti o inconsueti, quando non addirittura incongrui. A questo aspetto si unisce il contatto dello scrittore con Sironi e gli artisti di Novecento interessati alla grande figurazione di marca tradizionale (Giotto e la pittura quattrocentesca), ma anche con quelli della Scuola romana che trovano maggiore spazio nell’ambiente dedicato a Giuseppe Ungaretti.
Nella sezione dedicata a Luigi Pirandello si percepisce l’assenza dei dipinti del figlio Fausto la cui pittura traduce in opere di dolorosa intensità la tematica paterna dell’Io: i riferimenti pittorici alla poetica dello scrittore sono riconducibili ad una gamma di motivi ricorrenti: la mancanza di relazione tra le figure, il ricorso allo specchio con il riferimento al doppio pirandelliano (e al relativismo gnoseologico che ne deriva), la presenza di maschere (pierrot, saltimbanchi). Degni di nota anche la sala dedicata ad Alberto Moravia, costantemente in relazione con molti artisti romani, e l’accostamento di opere figurative a dipinti astratti, a testimonianza della pluralità multiforme degli esiti creativi scaturiti da un contesto comune.
Ottima, infine, l’idea di predisporre una intera sala per la lettura dei testi relativi al percorso espositivo e per la visione d’insieme delle riviste dell’epoca.
Giulia Andioni
Roma // fino al 12 gennaio 2014
Legami e corrispondenze
GALLERIA D’ARTE MODERNA
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06 0608
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www.galleriaartemodernaroma.it
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