Vezzoli fa da sé. E fa per tre

Retrospettiva per i primi tre lustri di attività. In tre musei d’alto rango, architettonico anche. Francesco Vezzoli parte da Roma (e dal Maxxi) per poi arrivare a New York e Los Angeles. Per la mostra nella Capitale, c’è tempo fino al 24 novembre.

Francesco Vezzoli (Brescia, 1971) si conferma l’( ormai ex) enfant terrible dell’arte contemporanea italiana e per celebrare i suoi primi 15 anni di carriera allestisce un vero spettacolo per gli occhi, una Gallery delle sue opere in un’ala del Maxxi di Roma, cui seguiranno The Church al MoMA PS1 di New York e il Cinema al MOCA di Los Angeles.
Magnifico è vedere gli spazi del museo romano completamente trasformati da finti broccati, pareti concave a effetto boudoir, korai neoclassiche che sostengono gli schermi su cui vengono proiettati i primi video realizzati dall’artista, fra i quali The Embroidered Trilogy (1997-99), The Kiss (let’s play Dynasty!) (2000).
Vezzoli stesso si è preoccupato della teatrale mise en scène delle sue opere, tra cui spiccano le nuove sculture di ispirazione classica, realizzate giustapponendo busti originali di scavo e busti in marmo in forma di autoritratto nelle vesti dell’imperatore Adriano, di Antinoo, del Sole e così via. Il posto d’onore è però riservato al ciclo dedicato a Pasolini, tra i numi tutelari dell’immaginario vezzoliano, in cui spicca l’amore per Visconti e per le dive italiane del passato, come la magnetica Silvana Mangano, declinata in The life of Silvana Mangano (1999) in tanti volti diversi, tutti solcati da argentee lacrime ricamate. Il leitmotiv dei primi anni di lavoro di Vezzoli, dopo il diploma alla Central St. Martin’s a Londra, è proprio la pratica del ricamo, inteso come antidoto alla solitudine che la fama e il successo portano inevitabilmente con sé.

Francesco Vezzoli - The Trinity #1: Galleria Vezzoli - veduta della mostra presso il Maxxi, Roma 2013

Francesco Vezzoli – The Trinity #1: Galleria Vezzoli – veduta della mostra presso il Maxxi, Roma 2013

L’ossessione di Vezzoli per il divismo – sulla scia di Dalí e Warhol, tanto per citare due grandi precursori dei temi indagati dall’artista bresciano – traspare dal grandioso progetto espositivo che ha fortemente voluto e preparato con cura in tre musei che sono, tra l’altro, anche contenitori iconici dal punto di vista architettonico. Il Maxxi di Zaha Hadid è stato scelto, infatti, anche per la sua forte personalità in termini di spazio espositivo, che tuttavia è stato plasmato da Vezzoli e dal suo team e trasformato in una galleria ispirata alle principesche collezioni romane, come la Doria Pamhpilj. A rafforzare il paragone basta il red carpet porpora con il monogramma di Vezzoli, lo stesso che marchia le pins consegnate agli ospiti all’ingresso, come eccentrico souvenir della mostra.
Un meccanismo fatto apposta per stupire e avvincere lo spettatore, insomma. Tuttavia, l’impressione di essere costantemente trattati come ospiti di riguardo e la capacità dell’artista di autovalorizzarsi come – ahinoi – pochi in Italia sanno fare non possono che convincere del fatto che, davvero, Vezzoli un po’ più speciale di altri lo sia davvero.

Chiara Ciolfi

Roma // fino al 24 novembre 2013
Francesco Vezzoli – The Trinity #1: Galleria Vezzoli
a cura di Anna Mattirolo
MAXXI
Via Guido Reni 4a
06 3225178
www.fondazionemaxxi.it

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Chiara Ciolfi

Chiara Ciolfi

Chiara Ciolfi (Roma, 1987) è laureanda in Storia dell’Arte presso l’Università di Roma La Sapienza. Si interessa di arte contemporanea in tutte le sue forme, con un accento particolare sull’editoria e le riviste di settore. Ha collaborato con Exibart dal…

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