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“Qualcuno potrebbe rimanerci male”, dice Michael Landy (Londra, 1963), “nel vedere San Francesco che si colpisce la testa con la miniatura di Cristo in croce e San Tommaso che infila l’indice nella ferita aperta di Gesù per togliersi lo storico dubbio. Ma i santi sono distruttivi: perseguono la fede con risolutezza e a me è sempre piaciuto questo loro lato…”. “Negativo?”, gli si potrebbe chiedere, considerando che è dal debutto come YBA che Landy s’interessa a realtà di dolore, sacrificio, distruzione e autodistruzione. L’artista invece si affretta a chiarire che è stata la risolutezza la qualità dei santi che l’ha colpito nei tre anni di ricerca e residenza alla National Gallery, culminati con Saints Alive, mostra definita da lui stesso “an eyesore”.
Di “colpi agli occhi” se ne vedono e sentono parecchi nelle sale che il museo ha riservato a un’esposizione che turba la collezione (dal 1250 al 1900) con una contemporaneità che si appropria delle rappresentazioni di personaggi del passato – i santi – riattualizzandoli in versioni cinetiche tridimensionali che, appunto, si colpiscono.
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Michael Landy – Saints Alive – veduta della mostra presso la National Gallery, Londra 2013 – © Michael Landy, courtesy of the Thomas Dane Gallery, London / Photo: The National Gallery, London
La prima è Sant’Apollonia, copia gigantesca in argilla e fibra di vetro dell’originale di Lucas Cranach (1506). Sottile come l’archetipo, nell’abito rosso a pieghe, con la vita alta e il corsetto che la fascia, la santa si tortura – come tradizione vuole – con un paio di pinze a cui è rimasto attaccato un molare. Lo fa grazie alla pressione che il piede di un qualunque visitatore esercita sul pedale di cui è provvista ogni scultura, il quale aziona un congegno di ruote dentate, bobine, molle e fili elettrici. Basta il più lieve affondo sull’avvio del meccanismo e le braccia della santa prima si sollevano e poi scendono battendo con le pinze al centro delle labbra: un graffio ogni colpo, più profondo.
San Geronimo neanche si risparmia. In ginocchio, a torso nudo, un drappo blu a coprirgli i fianchi scarni e le gambe ossute, nella versione di Landy (collage tra le rappresentazioni cinquecentesche di Cosmè Tura e Cima da Conegliano) rimette in scena il gesto di automortificazione che l’ha reso famoso: quei colpi di pietra sul cuore per purgare l’anima insozzata dai desideri per le “ragazze di Roma”. A seguire, San Francesco, San Tommaso e Multi Saint, una combinazione del San Michele e la Santa Lucia di Crivelli, che si muovono insieme non appena le ruote cominciano a girare sopra un diavolo solido e terrificante.
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Michael Landy, Multi-Saint, 2013 – © Michael Landy, courtesy of the Thomas Dane Gallery, London / Photo: The National Gallery, London
“È tutta una paccottiglia di ruote di Santa Caterina”, commenta Landy nel video che accompagna la mostra, spiegando che una delle prime cose che ha fatto all’inizio della residenza mentre guardava e studiava la collezione – “Perché è quello che fanno gli artisti, no? Guardare…” – è stato contare le ruote di santa Caterina, poi disegnarle e collegarle alle sensazioni provate alla retrospettiva dell’artista cinetico Jean Tinguely. “Mi piace l’idea di un 18enne che entra alla National Gallery e scopre le stesse cose che ho scoperto io, nel 1982, insieme a tutti gli altri che ridevano”.
Maria Pia Masella
Londra // fino al 24 novembre 2013
Michael Landy – Saints Alive
NATIONAL GALLERY
Trafalgar Square
+44 (0)20 77472885
[email protected]
www.nationalgallery.org.uk
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