L’Africa secondo Meschac Gaba

Come sarebbe un Museo di arte africana contemporanea? Con il suo progetto, Meshac Gaba ci invita a esplorare sale immerse tra critiche alla situazione economica internazionale, cibo di ceramica, banconote fatte a pezzi, puzzle con bandiere africane, strumenti musicali orientali e occidentali, uno spazio per il relax, l'inevitabile libreria e molto altro. Alla Tate Modern, fino al 22 settembre.

I needed a space for my work, because this did not exist”: con queste parole, Meshac Gaba (Cotonou, 1961) descrive il suo Museum of Contemporary African Art, il museo virtuale concepito per la prima volta dall’artista nel 1996-97 durante la residenza alla Rijksakademie di Amsterdam. Visitando le strutture museali europee, l’artista del Benin era infatti stato colpito dalla scarsa presenza dell’Africa.
Pensato e organizzato in stanze (il progetto considera 12 ambienti) e concepito da Gaba per la partecipazione attiva del visitatore, il museo si allontana dalla pura esperienza contemplativa come capita entrando nell’Architecture Room, dove ogni visitatore può costruire il proprio museo o in ogni caso struttura, architettura sostenibile, utilizzando singoli blocchi di legno.

Meshac Gaba - Museum of Contemporary African Art - veduta della mostra presso la Tate Modern, Londra 2013

Meshac Gaba – Museum of Contemporary African Art – veduta della mostra presso la Tate Modern, Londra 2013

Molte delle preoccupazioni e riflessioni dell’artista sono presenti già nella Draft Room (il primo ambiente progettato da Gaba nel ’97). Qui troviamo una serie di oggetti fatti a mano o alterati; colonne di cibo di ceramica sono i testimoni della critica nei confronti del sistema di produzione alimentare occidentale, dell’esubero dello spreco che ne consegue.
Gaba realizza numerose stampe basate sulle valute dei Paesi occidentali e africane. Con le banconote elabora una serie di alterazioni a oggetti e installazioni, che alimentano la discussione nei confronti del disequilibrio nell’economia globale e la crescente svalutazione delle valute africane nei confronti di euro e dollaro.
Alcune delle stanze pensate dall’artista, come la Library, il Museum Restaurant e il Museum Shop, sono ambienti che ricorrono nel sistema museale occidentale. Altre, come la Humanist Space, la Marriage Room, la Music Room e la Game Room, sono significative in quanto rappresentano funzioni non contemplative, che il museo concepito da Gaba possiede: socialità, studio, gioco. Nella stanza dedicata a quest’ultima attività, i visitatori possono giocare muovendo le tessere di puzzle cercando di ricostruire le bandiere di Chad, Angola, Algeria, Senegal, Seychelles e Marocco.

Meshac Gaba - Museum of Contemporary African Art - veduta della mostra presso la Tate Modern, Londra 2013

Meshac Gaba – Museum of Contemporary African Art – veduta della mostra presso la Tate Modern, Londra 2013

Il museo concepito da Gaba è uno spazio di interazione dove i confini tra contemplazione e attiva partecipazione non sono definiti, così come non lo sono arte e vita quotidiana. Esemplare a riguardo è la Marriage Room, in cui l’artista presenta elementi, anche intimi, del matrimonio con la compagna organizzato allo Stedelijk. Condivisione e partecipazione attiva sono elementi guida nel progetto dell’artista: alla realizzazione del museo hanno infatti collaborato anche altri artisti, nella libreria c’è il “tavolo dei curatori” e nell’Architecture Room è presente un elemento verticale con i nomi delle istituzioni che lo hanno ospitato.
Le biciclette dorate dell’Humanist Space oggi sono solo in mostra, ma in occasione della prima presentazione dello spazio, a Documenta 11 a Kassel nel 2002, i visitatori erano invitati a usarle per esplorare la città partecipando ed espandendo la ricerca dell’artista.

Laura Lencioni

Londra // fino al 22 settembre 2013
Meschac Gaba – Museum of Contemporary African Art

a cura di Kerryn Greenberg
TATE MODERN
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www.tate.org.uk

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