In un’epoca caratterizzata da pochi denari e da una situazione politica instabile e disattenta, come può muoversi un museo? Alcuni hanno optato per la soluzione delle mostre chiavi-in-mano, cedendo alle lusinghe dei facili guadagni in termini economici e di botteghino. Operazione rischiosa, poiché spesso si rivela assai meno remunerativa di quanto prospettato. Ma soprattutto contribuisce a disconnettere l’istituzione museale dal proprio territorio, che si tratti di comunità artistica o di pubblico. Va da sé che un museo non può nemmeno essere dedicato soltanto alla scena locale: può farlo in certi suoi spazi e momenti, ma la sua missione è altresì quella di fornire al pubblico una visione internazionale di quel che va storicizzandosi in quello stesso mondo dell’arte. Si tratta quindi di dosare con equilibrio la portata transnazionale con quella locale, evitando gli opposti ma uguali provincialismi che portanto a guardare soltanto a un centimetro dal proprio naso o soltanto a migliaia di chilometri di distanza.
La mostra di Nicola De Maria (Foglianise, 1954; vive a Torino) allestita fino a fine mese alla GAM di Torino assolve assai bene a una di queste funzioni. Perché valorizza e contribuisce a storicizzare un artista del territorio (De Maria è piemontese d’adozione ormai da decenni). E soprattutto perché lo fa con piglio museale, il che significa, fra l’altro: scegliere un taglio curatoriale chiaro e inedito, nella fattispecie concentrandosi sulle opere su carta in un arco temporale che va dagli Anni Settanta a oggi; produrre opere site specific (in questo caso, sia su carta che murali) in maniera tale da rendere unica una mostra che poi potrà anche – e auspicabilmente – circolare in altre istituzioni, ma mantenendo una propria specificità; sostanziare e fondare la ricerca con un catalogo che non sia mera testimonianza di un evento, ma che diventi inevitabilmente uno strumento di studio necessario per chiunque intenda studiare quell’artista e quella opera (e anche in questo senso il libro edito da Silvana Editoriale rispetta pienamente questi canoni).
In questa maniera, checché ne potranno dire eventualmente i numeri, si è assolto degnamente alla missione di un museo pubblico. Magari non soddisfacendo la demagogia dei botteghini, ma lavorando con una prospettiva meno miope.
Il consiglio è allora di approfittare di questi ultimi giorni per andare o tornare a visitare una mostra che presenta un allestimento intelligente, alternando in maniera sinusoidale momenti che richiedono alta concentrazione ad altri in cui è d’obbligo abbandonarsi alla leggerezza che fluisce dai colori e dalle forme proposte da De Maria. E non dimenticate di leggere (a voce alta, a beneficio magari dei visitatori più piccoli) i titoli delle opere: sono brani di poesia come se ne sentono ormai di rado.
Marco Enrico Giacomelli
Torino // fino al 29 settembre 2013
Nicola De Maria – I fogli che il vento mi sparge
Catalogo Silvana Editoriale
GAM
Via Magenta 31
0114429518
[email protected]
http://www.gamtorino.it/
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