Perdita, entropia, surrealismo, storia e dislocazione spaziale sono alcuni dei temi prevalenti nel lavoro di Tacita Dean (Canterbury, 1965) e in particolare in JG, il film attualmente in proiezione nella sua personale alla Frith Street Gallery di Londra. Ma soprattutto è il tempo il vero protagonista, entità in grado di modificare gli oggetti, le persone e la natura: la fuggevolezza del momento presente viene trasmessa dalla descrizione elegiaca di oggetti e paesaggi fragili, minacciati dallo scorrere delle ore.
JG è un film anamorfico di 26 minuti girato interamente nei paesaggi salini dello Utah e della California; è stato eseguito con la medesima tecnica adottata dall’artista in Film, il suo progetto del 2011 per la Turbine Hall della Tate Modern. Questo nuovo lavoro è stato inspirato dalla corrispondenza con l’autore inglese J.G. Ballard riguardante le connessioni tra il suo racconto Le voci del tempo e l’opera del land artist Robert Smithson sul Great Salt Lake in Utah, realizzata nel 1970 e conosciuta come “Spiral Jetty”. Anni prima di conoscere Ballard, Tacita Dean si era imbarcata in una ricerca epica di Spiral Jetty nel deserto dello Utah, senza trovarlo. Quando poi fu presentata a Ballard dall’artista e curatore Jeremy Miller, scoprì di avere in comune l’ossessione per il lavoro di Smithson e raccolse la sfida dell’autore di risolvere il mistero di Spiral Jetty attraverso i suoi film. Anche per questo JG si distacca dai precendeti film in 16mm dell’artista introducendo il suono, con cui la Dean si rivolgere direttamente a Ballard. Il risultato è una conversazione tra Dean, Ballard e Smithson e le loro rispettive opere, ciascuna incentrata sul tentativo di rappresentare il tempo quasi oltre la possibilità di comprensione. Tra lo scorrere delle acque del lago, close-up sui micro cristalli di sale e inquadrature degli sterminati panorami del deserto. Mentre il lavoro dell’uomo e piccole forme viventi, come un armadillo, testimoniano l’intervento umano, il mistero dell’esistenza e la sua precarietà.
Questo nuovo lavoro della Dean utilizza un metodo (brevettato dall’artista stessa) che comporta molto lavoro manuale e consiste nell’uso di maschere o stampi di diversa forma che vengono applicati al negativo entro un medesimo fotogramma. Ciò richiede ripetute esposizioni, conferendo in un certo senso a ciascun fotogramma la capacità di attraversare il tempo e lo spazio, in modo simile all’effetto dei racconti di Ballard o delle opere di Smithson. La manualità della tecnica rispecchia lo sforzo dell’artista di ritornare al processo fisico e artigianale e alla spontaneità del cinematografo delle origini, in contrasto con la facilità della post-produzione digitale che secondo Dean avrebbe portato alla “morte del rischio e del cinema”.
Insieme a JG la mostra presenta c/o Jolyon, una serie di cento cartoline originali di Kassel nella Germania pre-bellica a cui Dean ha sovrapposto schizzi degli stessi spazi al giorno d’oggi, rappresentando così settant’anni di cambiamento. Metà delle cartoline erano state concepite per l’ultima edizione di Documenta nella sede di Kabul nel 2012, in occasione della quale erano state spedite al CEO dell’Aga Khan Trust for Culture di Kabul, Jolyon Leslie, da cui il titolo dell’opera.
Gaia Penteriani
Londra // fino al 26 ottobre
Tacita Dean
FRITH STREET GALLERY
17-18 Golden Square
+44 (0)20 74941550
[email protected]
www.frithstreetgallery.com
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