Oppenheim l’unheimlich
Museo Pecci, Milano - fino al 23 novembre 2013. Negli spazi della dépendance milanese del museo di Prato si ricorda Dennis Oppenheim. Una selezione di sculture e installazioni, appartenenti a un trentennio di attività, celebrano i sentimenti duali della domesticità. Nella dolce confusione del perturbante.
Quel che doveva rimanere nascosto è invece affiorato, per parafrasare Schelling. Negli spazi del Museo Pecci a Milano, la galleria Fumagalli in collaborazione con Spazioborgogno allestisce un percorso (esposto nel 2012 al Kunst Meran/o Arte e, sebbene in parte, alla Biennale di Venezia del 1997) dedicato a un trentennio di attività di Dennis Oppenheim (Electric City, 1938 – New York, 2011). Tra sculture e installazioni, oggetti noti e forme di natura poco identificabile, la breve antologica raccoglie la produzione plastica dell’artista americano dal 1976 al 2006 circa, con un’attenzione particolare alla trasformazione delle cose in metafore di nevrosi dall’apparente natura collettiva. In Dennis Oppenheim. Sculture 1979/2006 la dimensione confortevole, fidata, intima della casa si trasforma in Unheimlich, inconsueto, estraneo, non familiare, provocando nel visitatore una dolce, ironica repulsione, fra estraneità e intimità, correlate da una sorta di dualismo affettivo.
Lo spaesamento estetico della materia, dettato dalla riconversione di elementi di uso quotidiano, si manifesta tanto in Iron Cactus (1994), progetto in cui ferri da stiro appesi in serie sulla parete fanno da mensole a una serie di piccole piantine di cactus, quanto nel vulcano o negli Acting Strokes, veri e propri lampi che si depositano sulla parete. Il percorso, seppure in breve, tende a ricreare una sorta di Land Art domestica che ospita i fenomeni della natura puntando a destabilizzare, a rimuovere ogni certezza oggettuale, pur restando in scia al concetto ossessivo di normalità.
Accanto a un atteggiamento ludico emergente dai processi di assemblaggio, tra cose e idee, l’approccio metamorfico del pensiero libero, distonico e ironico, è una costante ansiogena compulsiva, come in Deer, in cui le corna di un cervo ad altezza naturale, alimentate da bombole a gas, prendono fuoco e rimangono accese, fiammeggianti per almeno dieci minuti. Il perturbante in Oppennheim insorge quando viene mostrato ciò che solitamente viene tenuto nascosto dalle mura domestiche, quando il rimosso ritorna a ridestare complessi infantili sopiti (Blushing Machine), come in Blood Breath del 1996, mostrando il ritorno del medesimo che anticipa l’animalesca coazione a ripetere (Lamp Dog). Da curiosare anche Lighting Bold Men, cortocircuito plastico-linguistico in cui il fulmine colpisce e stende l’Uomo.
Ginevra Bria
Milano // fino al 23 novembre 2013
Dennis Oppenheim – Sculture 1979/2006
MUSEO PECCI
Ripa di Porta Ticinese 113
0574 5317
[email protected]
www.centropecci.it
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