Contemporaneo Rodin
Palazzo Reale, Milano - fino al 26 gennaio 2014. Nella Sala delle Cariatidi c’è buona parte della produzione marmorea di Auguste Rodin. Reinterpretata in chiave contemporanea e sottolineata da un allestimento forse fin troppo scenografico.
Ci sono gli echi della guerra nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano, i segni delle distruzioni, le impalcature in legno e i tubi innocenti ripassati in rosso, ma non è un cantiere in allestimento; al di sotto dei teli bianchi, tesi fra un ponteggio e l’altro a porzionare lo spazio, c’è un tesoro: ben 62 sculture in marmo di Auguste Rodin (Parigi, 1840 – Meudon, 1917).
È l’allestimento che accoglie il visitatore prima ancora delle opere. Queste si svelano quando ci si avvicina e le si osserva al di sotto di una luce diretta, come fossero poste su un banco da lavoro, con una visione che vuole avvicinarsi quanto più possibile a quella degli sbozzatori che le hanno eseguite, alcune presentate insieme al modello in gesso.
Sì perché qui, per la prima volta, è messo in luce l’apporto fondamentale fornito dagli aiuti alla produzione marmorea di Rodin. L’ottimo corredo scientifico che affianca la mostra ben chiarisce questo punto. Il Musée Rodin, che ha prestato la maggior parte delle opere – essendo in parziale ristrutturazione –, sta conducendo un attento studio sui singoli marmi, arrivando a individuare per ciascuno di essi i singoli collaboratori. Questi riportati in cartellino, alla stregua del nome dell’artista, che molto spesso non dà l’ultima mano, aprono uno spaccato di riflessione su di un tema carissimo all’arte del Novecento: la distinzione tra fase ideativa e fase realizzativa nell’opera. Rodin va letto come anticipatore della contemporaneità anche sotto questo aspetto? O ha adattato ai marmi la pratica consueta che si applicava alla realizzazione dei bronzi?
Altro soggetto ben analizzato nei contributi critici è la questione del non finito, da non intendersi come un incompiuto. L’emergere della forma levigata dalla materia lasciata sbozzata è descritta con riferimenti michelangioleschi. La vicinanza dei Musei Civici del Castello Sforzesco con la Pietà Rondanini – il cui possesso del biglietto d’ingresso dà diritto a uno sconto – viene ribadita a sottolineare questa ispirazione, che fu reale nell’animo di Rodin. Il piovere di una luce diretta e concentrata dall’alto esalta i chiaroscuri e le ombre del non finito, dando morbidezza alla resa marmorea della carne.
In mostra c’è anche Le Baiser, una delle opere simbolo di Rodin, ma posta com’è di spalle all’ingresso e incastrata fra tubi innocenti, senza poterla cogliere nella sua monumentalità data la visione ravvicinata, chissà se sarebbe piaciuta a Rodin, seppur così contemporaneo…
Giovanna Procaccini
Milano // fino al 26 gennaio 2014
Rodin. Il marmo, la vita
a cura di Aline Magnien in collaborazione con Flavio Arensi
PALAZZO REALE
Piazza del Duomo 12
199 151114
www.mostrarodin.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati