Joseph Cornell, il versante nobile del Surrealismo
Musée des Beaux-arts, Lione - fino al 10 febbraio 2014. Una mostra da non perdere ricostruisce la straordinaria carriera di Joseph Cornell, tra collage, scatole e film. E getta uno sguardo eccentrico sul Surrealismo visto dagli Stati Uniti.
Le Monde non ha usato mezzi termini, titolando “Chi ama il Surrealismo vada a Lione“: a indicare la superiorità della mostra Joseph Cornell e i Surrealisti a New York al Beaux-arts di Lione rispetto a Il Surrealismo e l’oggetto aperta al Pompidou di Parigi. Al di là del confronto, la mostra su Cornell si dimostra effettivamente fuori dal comune. Per chiarezza, rigore e imponenza dell’allestimento, ma soprattutto perché coglie l’anima più colta e raffinata del Surrealismo, cosa evidente sin dal primo colpo d’occhio.
Dalla prima sala con le fotografie di Lee Miller e Man Ray, e soprattutto dalla seconda con gli strepitosi collage di Joseph Cornell (Nyack, 1903 – New York, 1972). Ancora oggi attualissimi nell’approccio e nello stile, questi collage degli Anni Trenta sono sussurrati esercizi di equilibrismo, nei quali elementi infinitesimali aprono mondi infiniti di sogno ma anche di consapevolezza. Vere e proprie manifestazioni concrete del concetto di perturbante, o di quello successivo di studium e punctum che Barthes elaborerà a proposito della fotografia. L’opera surrealista di Cornell ha come argomento non la dimensione onirica in sé e per sé, ma precisamente il punto d’intersezione tra onirismo e razionalità.
Come pregiato contrappunto, nella stessa sala sono esposti i collage di Max Ernst, coltissimi e altrettanto evocativi e misurati. Si passa poi alle opere più celebri di Cornell, le “scatole”: piccoli scrigni che contengono materiali disparati, poeticissimi nella loro banalità. Il punto qui, oltre alla suggestione dei singoli oggetti, è la composizione, esercizio di maestria ancor più straordinario date le dimensioni spesso ridottissime degli elementi. Un mix di ironia e solennità che lascia ancora sbalorditi a decenni di distanza, e che è allestito alla perfezione in una sala dalla luce soffusa.
Il paradosso è che una visione esterna del Surrealismo come quella di Cornell (che conobbe opere e artisti alla galleria Julien Levy di New York, visto che negli anni Trenta molti dei protagonisti del movimento si erano rifugiati negli Stati Uniti) produce risultati più “europei” di quelli realizzati nel Vecchio continente. Ovvero più misurati, più umanistici, più “ragionevoli”, in ultimo, rispetto a certe derive proto-kitsch e autoritarie del Surrealismo ortodosso. E la selezione di dipinti che chiude il piano terra si intona a ciò: Magritte, Dalí, Tanguy, Ernst sono rappresentati da tele raffinatissime e ben dipinte, sobrie e perciò tanto più evocative.
Al piano superiore sono riunite altrettante meraviglie: i film, i Musei portatili e le scatole post-surrealiste di Cornell; le opere che videro la collaborazione con Duchamp (Cornell lo aiutò in particolare per la Boîte en valise); i Rotoreliefs dello stesso Duchamp; opere storiche di Calder e Giacometti; e una sala sui Neoromantici, che Cornell conobbe sempre presso la galleria Levy.
Per una volta, insomma, vale davvero la pena di spendere l’abusata espressione “una mostra da non perdere“.
Stefano Castelli
Lione // fino al 10 febbraio 2014
Joseph Cornell e i Surrealisti a New York
a cura di Sylvie Ramond e Matthew Affron
MUSEE DES BEAUX-ARTS
20 place des Terreaux
+33 (0)4 72101740
[email protected]
www.mba-lyon.fr
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